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martedì 28 aprile 2015

La tempesta perfetta

Esistono dei segni premonitori per l'arrivo del cattivo tempo. Di solito, sono gli animali a fiutare per primi il cambiamento climatico. Poi, incomincia a cambiare qualcosa che anche l'uomo può interpretare. I colori e gli odori si stravolgono. La natura cambia faccia. Muta pelle. In un crescendo wagneriano. Unica eccezione è un cilindro “perfetto”. Il cuore della tempesta. Il luogo di niente e di nessuno nel quale i venti che stanno battagliando tra loro non sanno decidere chi o cosa lo debba occupare. L'Economia, separata da elementi reali (la produzione, la parità aurifera) è proprio come il tempo, il clima, la Natura. Quando ha senso che giunga, violenta e devastatrice, si scaglia contro le creature di questa Terra. Da anni il sistema monetario è un replicante di se stesso (Ridley Scott docet). Anche lui ha “visto cose che noi umani” non possiamo nemmeno immaginare. Le Banche, nate come modellatrici del sistema del credito, sono diventate un tumore, le variabili impazzite della pallina di questo flipper che non tiene conto di alcuna Legge, nemmeno quella di Gravità. La politica, storicamente il puntello con il quale i popoli affermavano il proprio dominio sulla società, appaiono come vampiri in un centro trasfusionale. La Giustizia è la Bella addormentata nel bosco che assiste attonita all'arrivo della pioggia chiedendosi su quali singole cose debba concentrarsi per prima. In mezzo, ci sono i popoli. Nell'occhio del ciclone, al centro della tempesta perfetta, c'è (come sempre) l'uomo, i suoi limiti, i suoi errori. Ci siamo noi a decidere se rimanere intrappolati nella zona di calma apparente ma che ci tiene prigionieri e che ci costringe a spostarci dove non vorremmo andare oppure affrontare la violenza e la crudeltà di una Natura che non guarda in faccia niente e nessuno. Ci sono i segni premonitori. Il sistema monetario cinese e mondiale sta diffondendo segni inequivocabili dell'arrivo di una nuova crisi, peggiore della precedente, dalla quale non saranno fatti prigionieri. Saranno i popoli a soffrire di più ma solo guardandosi dentro e facendo le scelte giuste sarà possibile uscirne fuori. Le cicatrici appiccicate sulla nostra pelle saranno argomento di conversazione per tanti anni a venire. Forse... Pier Giorgio Tomatis

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