Solo pochi anni fa, in pochi avrebbero saputo collocare città come Lecce, Gallipoli e Otranto sulla cartina dell’Italia. Oggi il Salento è sulla bocca di tutti e, nel corso dell’estate, contende a Sicilia, Romagna e Sardegna la palma di meta di riferimento del turismo estivo nel Belpaese. Una crescita esponenziale e concentrata in un arco temporale relativamente breve e che si spiega soprattutto analizzando la rivalutazione del patrimonio artistico e paesaggistico del posto che è stato promosso nel Tacco d’Italia a partire dalla metà degli anni ‘90.
La rinascita del Salento
Oggi tutti i b&b, gli hotel e le case vacanze nel Salento segnano il tutto esaurito per tutta l’estate; eppure, solo una quindicina di anni fa, la vocazione turistica del paesaggio salentino era mortificata da un sistema deficitario, carente, incapace di assorbire con qualità ed efficacia la domanda. Una domanda, per la verità, debole, alimentata da un turismo di prossimità e da una capacità di attrazione decisamente fragile. Il Salento, nel suo complesso, era sconosciuto, privo di infrastrutture adeguate, inconsapevole della sua forza.
La rinascita è stata avviata non intorno alla mera riqualificazione delle strutture di accoglienza bensì dal recupero di un immenso patrimonio culturale. Prima di ricostruire il brand Salento è stata reinventata la coscienza del posto e di appartenenza. Una renaissance che ha tratto linfa nelle accademie e nei circoli universitari, dove tornava in auge la pizzica pizzica, musica tipica del posto che oggi fa ballare tutto il globo; il dialetto è stato riscoperto nella sua forza espressiva e per il suo reale valore culturale; il cibo, da sempre testimonianza di un retaggio contadino, povero e affannato, si è fatto icona di eccellenza; sono state recuperate le masserie fortificate, cedute a facoltosi straniero o riportate alla luce dall’imprenditoria locale e trasformate in agriturismi e sale eventi.
Una volta ricostruita e portata a nuova luce l’identità locale, ricompattato l’orgoglio di appartenenza, costruito un nuovo entusiasmo intorno al segmento turistico, solo allora è stata avviata la maestosa operazione di riqualificazione dei servizi. La crescita è stata armonica e costante, più aumentavano i turisti più migliorava l’offerta, più cresceva la fama del Salento maggiori erano gli investitori pronti a scommettere nel Tacco d’Italia. Sempre più eventi e sempre di miglior fattura, la popolazione stessa si è riscoperta fiera della propria appartenenza, al di là di ogni campanilismo di sorta. In un ventennio o poco più, il Salento è diventato quello che è oggi.
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