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sabato 24 febbraio 2018

Vacanze per famiglie e bambini a Bellaria



Scegliere la località per la propria vacanza; può essere un piacere, a volte un vero e proprio dilemma. Sopratutto, quando protagonista di questa decisione è una famiglia con bambini a carico, bisognosa di trovare un luogo capace di conciliare il relax e il riposo dei più grandi con la comodità e la sicurezza per i più piccoli.

Con il progetto Bellaria Igea Marina Family, la piccola cittadina romagnola è venuta incontro alle esigenze di quei genitori che desiderano vivere un 'accoglienza ed un'ospitalità senza riserve, e dove la felicità ed il benessere dei più piccoli rapprentano un'assoluta priorità.

L'Hotel Columbia ed il Villa Saba Hotel  sono due ottime strutture alberghiere che fanno parte di questo progetto, e che con i loro servizi, pensati su misura sono in grado di accontentare le numerose richieste di mamma e papà. Conosciamole nello specifico, una alla volta.

L'Hotel Columbia è un albergo a tre stelle, situato in prossimità di Viale dei Platani, zona a traffico limitato di giorno ed isola pedonale di sera. Una posizione perfetta per garantire la sicurezza di tutti i bambini. Le camere, inoltre, sono attrezzate, per la gioia delle mamme, di tutte le attrezzature necessarie: culle, lettini con le sponde, vaschette per il bagnetto e scalda biberon.
Grazie ai baby menù preparati dallo chef su richiesta, i bambini potranno mantenere in vacanze le proprie abitudini alimentari usufruendo di un coperto speciale composto da tovagliette, posate, piatti e bicchieri colorati. Poi ci sono le attività in spiaggia: mentre i genitori si rilassano i bambini più grandi, grazie alle attività del minyclub, potranno fare nuove amicizie all'insegna del divertimento: giochi da spiaggia, costruzione di collane-braccialetti e tanto altro.  

Il Villa Saba Hotel, invece, per quanto riguarda l'offerta dedicata ai più piccoli, propone lo stesso ventaglio di servizi ma con la prerogativa molto accattivante di sorgere direttamente sulla spiaggia. Inoltre l'albergo gode anche di ampi spazi interni come un ampio giardino ombreggiato, luogo ideale in cui bambini possono vivere le loro avventure in totale sicurezza e libertà.

Per maggiori approfondimenti sui servizi di entrambe le strutture e sulla mission comune che le lega  visitare il sito www.hotelfamily.it

venerdì 23 febbraio 2018

FRANCESCA ROMANA PERROTTA: “OCCHI DI CERA” È IL TERZO SINGOLO ESTRATTO DALL’ALBUM “L’ORA DI MEZZO”




Alla vigilia del Tour 2018 è partito da Lecce il 26 gennaio, la cantautrice presenta un brano dalle atmosfere malinconiche ed evocative.




Occhi di cera” è la traccia d’apertura del disco di Francesca Romana Perrotta “L’ora di mezzo”:

«Il terzo album della cantautrice salentina tra gli altri ospita Gianluca De Rubertis, che ha messo piano e tastiere e duettato con lei. Si tratta di songwriting pop ben concepito, fatto di ritornelli ammiccanti, slanci melodici, di un’attitudine rock che ricorda la Nannini (ascoltare “Il Grido” per credere) e di una voce graffiante duttile e allenata» Barbara Santi, Rumore.


L’album riflette le personalità dell’artista un po’ rock e alla continua ricerca delle verità più profonde dell’animo umano. Specialmente di quello femminile.
Nel disco parlano, piangono e si confessano infatti Medea, Elena di Troia, Penelope, Lucida Mansi (una contessa assassina), Maria Antonietta e la cantante stessa, che, queste donne, in qualche modo le fa rivivere. Ma… perché “L’ora di mezzo”? L’ora di mezzo è quel momento del giorno in cui tutto sembra sospeso, non è più giorno, non è ancora notte, non c’è troppa luce, neanche troppo buio. I pensieri sono attenuati, le ombre sfumano e le persone perdono i contorni, mentre i fantasmi potrebbero già iniziare a risvegliarsi. Tutto è sentimento e mistero.
Gianluca De Rubertis è diventato l’ospite graditissimo dell’album con un duetto su una delle canzoni più intime ed autobiografiche “Io sono l’egoista” ed inoltre ha suonato pianoforte e tastiere in quasi tutte le tracce. Gli altri musicisti che hanno partecipato sono:
Tomaso Graziani, batteria; Francesco Cardelli, basso; Giuseppe Bonomo e Massimo Marches, chitarre; Gianluca De Rubertis e Cristian Bonato, pianoforte e tastiere.




Radio date del singolo: 9 Gennaio 2018
Uscita dell’album “L’ora di mezzo”: Giugno 2017
Etichetta: Filibusta Records di Roma in coedizione con Ed. Curci.




BIO

Cantautrice/musicista. Conosciuta su scala nazionale dal 2005, grazie al suo brano d’esordio “In genere sogno”, presentato da Fiorello su Radio RAI 2.

- Vincitrice del Festival Musicultura 2007 (miglior interpretazione).
- Vincitrice del Premio De Andrè 2009, prima cantautrice donna a vincere il premio. Ospite di Cristiano De Andrè nel tour “De Andrè canta De Andrè”.
- Vincitrice del Festival Musicultura 2010 e del Premio Poggio Bustone dedicato a L. Battisti: Premio Miglior personalità artistica.
- Vincitrice del Festival Musicultura 2016 (Premio Miglior Testo con “Il grido”).
- Vincitrice del Premio Civilia 2016, premio assegnato in precedenza ad altri autori di fama nazionale, quali Mimmo Locasciulli, Giorgio Conte, etc.
- GIUGNO 2017: il terzo album, “L’ora di mezzo” [Edizioni Curci-Filibusta Records], in distribuzione digitale per Believe Services a partire da settembre 2017 in vendita presso in negozi di dischi, La Feltrinelli e i grandi distributori.
- Il singolo “Le cose non accadono per caso”, tratto da “L’ora di mezzo”, ha conquistato il 20º posto nella classifica nazionale Indie Music Like.

Collaborazioni artistiche:
2008: Tour teatrale con Teresa De Sio.
2009: Duetto con Cristiano De Andrè durante la tournée estiva “De Andrè canta De Andrè”). Il brano “Contro il mio sguardo” (album“Lo Specchio”) è scritto con Luigi Pacifico, autore delle canzoni di maggior successo di G. Nannini e L. Dalla.
2017: Gianluca De Rubertis (cantante ed autore de “Il Genio”) duetta ne “L’Ora di Mezzo” in “Io sono l'egoista”, brano Finalista Premio Bianca D’Aponte 2017, festival dedicato alle migliori cantautrici italiane.

Discografia
2005 - “In genere sogno” (brano singolo, Ed. Curci)
2007 - “L’istante che vale” (brano singolo, Ed. Lineadue/Musicultura)
2008 - “Vermiglio” (Album, Warner Music/Ed. Curci/ UNIVERSO)
2011- “Lo Specchio” (CD-Album, Ed. Curci/ EDEL)
2016 - “Il Grido” (brano singolo, Filibusta Records/Ed. Curci/Musicultura)
2017 - “L’ora di mezzo” (Album, Filibusta Records/Ed. Curci)
2017 - “Le cose non accadono per caso” (brano singolo, Filibusta Records/Ed. Curci)
2018 - “Occhi di cera” (brano singolo, Filibusta Records/Ed. Curci)


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Sito Etichetta: www.filibustarecords.com


DAVIDE AMATI “MA DOVE SEI” È IL SINGOLO D’ESORDIO DEL GIOVANISSIMO CANTAUTORE




Un pop chiaroscurato che veste di abiti sonori scanzonati un animo dalle venature più malinconiche, accompagna il racconto autobiografico della vita del musicista.



Ma Dove Sei” è una canzone che parla del quotidiano di Davide, scritta durante una mattina senza scuola, in cui prevaleva la stanchezza per la solita routine e la poca forza nell’affrontare le difficoltà della giornata.

«C’è la nostalgia di una storia che ho vissuto insieme a una ragazza e che ho fatto fatica a smaltire e la consapevolezza di essermi distaccato troppo da me stesso». Davide Amati



Autoproduzione


BIO

Davide Amati nasce a Roma il 19/11/1998. Inizia gli studi di chitarra a 8 anni, si trasferisce a Santarcangelo di Romagna e prosegue con gli studi di chitarra moderna/jazz/blues. All’età di dieci anni con il Maestro Marco Vienna in tutto questo Davide ha sempre avuto una forte creatività e ha iniziato a comporre le prime musiche con chitarra all’età di 10 anni, iniziando ad esibirsi in pubblico fin da subito. Finite le scuole medie si iscrive al Liceo Musicale Statale di Forlì, dove approfondisce gli studi musicali, imparando il solfeggio, la storia della musica e la chitarra classica. Nel 2012 partecipa al Tour Music Fest dove arriva alle semifinali, classificandosi tra i primi 10. Prende qualche lezione di chitarra acustica con Massimo Varini. Col passare degli anni sviluppa una passione per la musica rock e fonda diversi gruppi nei quali ha ruolo di chitarrista/compositore, migliorando sempre di più la tecnica di improvvisazione. Continua a suonare dal vivo in locali, eventi, manifestazioni ecc… All’età di sedici anni sente la necessità di scrivere testi insieme alla musica. Ha una produzione vasta quotidiana di testi e musica che decide di fare ascoltare al Maestro Mogol, il quale gli consiglia di fare il corso per compositori al Cet, la sua scuola di musica. Davide dopo l’esperienza al corso compositori al Cet, con il Maestro Barbera migliora molto nella composizione pop e si appassiona sempre di più che decide di cantare le sue canzoni. Lo stesso anno una delle sue canzoni viene premiata dallo stesso Mogol con una borsa di studio per fare anche il corso per interpreti, sempre al Cet. Nel frattempo Davide Continua a scrivere canzoni e nell’estate 2017 produce e registra il suo ep, ancora in fase di lavorazione. Partecipa a Urbino Jazz Festival dove presenta le sue canzoni e dove riscontra successo. Viene selezionato tra 20 ragazzi per il Songwriting Camp a Bari dove si trova a contatto con professionisti del campo. Recentemente sta portando avanti un progetto, con il quale suona la chitarra e canta le sue canzoni, dov’è accompagnato da due musicisti e si esibisce dal vivo.



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Germanelli e Mignogna autori nella compilation della Serie Tv Canale 5 Immaturi.



Con la hit "Stronza", scritta per Viola Valentino, i due autori toscani Giovanni Germanelli e Francesco Mignogna sono entrati nella compilation della seguitissima serie Tv "Immaturi" in onda ogni Venerdi in prima serata su Canale 5.

Proprio nella quinta puntata il brano è stato annunciato e trasmesso da Luca Bizzarri nella classica scena del telefilm, dove il noto attore si cimenta nei panni dello speaker di Radio 105.

In tutti i digital store da Febbraio la compilation che contiene 22 brani, tra i quali spicca proprio "Stronza" dei due autori piombinesi. 

Stronza: https://www.youtube.com/embed/AzxYhl19_Bc

Hotel a Bellaria per la 13a edizione di Rimini Wellness

I padiglioni della fiera di Rimini si stanno preparando, ancora una volta, a trasformarsi nella capitale mondiale del wellness. Infatti, dal 31 maggio al 3 giugno si terrà la 13° edizione del Rimini Wellness, la più importante kermesse al mondo dedicata al universo del fitness e benessere. Si tratta di un appuntamento imperdibile e che ogni anno richiama migliaia di appassionati da tutto il mondo. Il Rimini Wellness deve il suo successo alla varietà ed alla ricchezza del suo programma.

Infatti, l'evento non raccoglie soltanto le ultime novità in materia di fitness ma anche tutte i trend che riguardano ambiti trasversali al tema dello sport e del benessere, come per esempio, la sana alimentazione, il vivere sano e anche le scienze riabilitative. 46 palchi, 350 metri quadrati di vasche, 25 sale dedicate a convegni e seminari, più di 500 presenter e più di 1.500 ore di lezione: un evento mastodontico, che non ha eguali a livello internazionale e che coinvolgerà appassionati di fitness, operatori, buyer e presenter di tutto il mondo.

Quest'anno la kermesse sarà composta da cinque sezioni, scopriamone una alla volta:
  • WPRO: è rivolta ai professionisti del settore come personal trainer,fisioterapisti, allenatori ma anche associazioni sportive, palestre e centri fitness. 
  • WFUN: è dedicata al pubblico che vuole partecipare attivamente seguendo corsi fitness di ogni tipo; 
  • FoodWell Expo: un focus sull’alimentazione sana per chi è in movimento; 
  • RiminiSteel: la parte più rock, quella che ospita sport da combattimento, arti marziali, body building 
  • Riabilitec: la sezione in cui sono presentate tutte le innovazioni tecnologiche nell’ambito della riabilitazione e della rieducazione motoria. 
  •  
    Ora che conoscete a grandi linee i contenuti del Rimini Wellness non vi resta che trovare un comodo albergo. L’Hotel Columbia di Igea Marina può rappresentare, per diversi motivi, un’interessante soluzione. Innanzitutto per la breve distanza: percorrendo con il proprio mezzo la statale adriatica potrete raggiungere Rimini Wellness soltanto 15 minuti. Inoltre, la sua ubicazione nella tranquilla Bellaria, può essere una motivazione in più per chi, dopo sfiancanti sessioni di fitness, ha esclusivamente voglia di rilassarsi (lontano dalle luci della movida) e fare, in tutta calma, una passeggiata lungo il tranquillo e grazioso viale dei Platani, il salotto buono della città. 
     Per maggiori informazioni sull’Hotel Columbia potete visitare il seguente link: www.hcolumbia.com

giovedì 22 febbraio 2018

Software Gestionale Maggioli ottimizzato Ad Hoc Revolution

Vediamo insieme una delle applicazioni di Ad Hoc Revolution, il software gestionale potente e performante. Scopri come Maggioli Informatica Aziende, partner Zucchetti, l’ha ottimizzato e personalizzato per un’impresa di allestimenti veicoli commerciali.



CASE HISTORY - GENTILI TECHNOLOGY EQUIPMENT
Quando il software accompagna la crescita del business

La Gentili Technology Equipment è un’impresa specializzata nella progettazione, produzione ed installazione di allestimenti per la trasformazione di veicoli commerciali in officine mobili da lavoro. La gamma prodotti include allestimenti in alluminio, portascala e portapacchi, centraline idrauliche polifunzionali ed accessori vari per il completamento degli stessi.

Il target di clientela principale sono le aziende che gestiscono flotte di autoveicoli aziendali da allestire come officine mobili attrezzate per la manutenzione di infrastrutture di telecomunicazioni, elettriche, gas, ferrovie, autostrade, acquedotti ed opere pubbliche. Gentili Technology Equipment è il partner di riferimento anche per migliaia di artigiani specializzati – idraulici, elettricisti e tecnici montatori – che, con il loro lavoro sul campo, hanno decretato il successo dell’azienda negli anni.

Esigenze del cliente

L’azienda è cliente di Maggioli Informatica Aziende da più di 20 anni, all’epoca erano una carrozzeria e già utilizzavano software Zucchetti. Dal 2002 la Gentili Technology Equipment ha come core business l’allestimento di veicoli commerciali, esporta i propri prodotti anche in molti paesi europei e dal 2014 si è ulteriormente espansa con la fondazione di Gentili United Kingdom, una realtà di 22 dipendenti in Staffordshire vicino a Birmingham, in Inghilterra. 

Essendosi sviluppata sia a livello di ordini che di personale, la Gentili Technology Equipment aveva dunque bisogno di un software gestionale potente e performante che potesse supportarli nel processo di crescita ed ulteriore espansione aziendale, ma soprattutto era alla ricerca di un partner tecnologico affidabile e di un supporto tecnico sempre disponibile.

Il progetto

Maggioli Informatica Aziende ha fornito a Gentili Technology Equipment il software gestionale di punta della suite Zucchetti, Ad Hoc Revolution, integrato con Modula, un programma specifico per l’automazione del magazzino.

Il progetto realizzato da Maggioli Informatica Aziende aiuta l’azienda a gestire in maniera efficace l’amministrazione, la produzione e il magazzino consentendo la razionalizzazione degli acquisti e il costante monitoraggio sia dei costi che dei ricavi anche in ottica internazionale.

Parola al cliente

Ottimo supporto, possibilità di personalizzare il software e aggiornamenti costanti: sono queste le caratteristiche principali che ci rendono clienti soddisfatti di Maggioli Informatica Aziende da più di 20 anni. Gestiamo senza problemi 15 utenti al software Ad Hoc Revolution, tutte con livelli di permessi diversi: in questo modo le informazioni e i dati sono sempre condivisi ed aggiornati. Inoltre la personalizzazione del software gestionale per il nostro reparto produttivo e la gestione dell’ordine ha permesso di adattare il programma alle nostre esigenze.

Il lungo periodo di collaborazione penso testimoni da sé la validità del software gestionale e la fiducia verso il nostro fornitore.

Luca Vandi
Sales & Marketing


Fonte: Maggioli Informatica Aziende

mercoledì 21 febbraio 2018

TOZ ANTONIO PIRETTI “QUELLA SCHEDA ERA LA MIA” È IL BRANO ANTI-ASTENSIONISMO DEL CANTAUTORE ITALO-CANADESE



A ridosso delle prossime elezioni politiche arriva la canzone che lancia un messaggio provocatorio al popolo italiano.



Quella scheda era la mia” brano dove le strofe sono dedicate ai politici e il ritornello a noi italiani.
Il singolo, in maniera pungente ed ironica, evidenza l'abitudine italiana nel lamentarsi dei politici senza però darsi mai alcuna responsabilità:

«Non siamo contenti, ma la colpa è sempre degli altri. Si mette in evidenza, quindi, come sia fondamentale prestare attenzione al momento del voto, alla scheda elettorale, esprimendo la propria scelta con cognizione, sapendo realmente ciò che si sta facendo e dando quindi il proprio contributo al futuro dell'Italia. La canzone fu scritta il giorno dopo che non si raggiunse il quorum sulle piattaforme petrolifere, nel 2016, ennesimo esempio di non curanza etica da parte del popolo italiano. Sembra evidente che serva un cambiamento, sia nella classe politica, ma soprattutto anche nel popolo italiano stesso che resta costantemente spettatore “complice”, in quanto non reagisce, di tutto ciò che sta avvenendo all’Italia. Ho cercato con questo brano di stimolare gli italiani a chiedersi come mai quei politici sono sempre lì, le cose continuano a non andare e noi continuiamo a lamentarci...cioè il tutto si ripete uguale.
Ma il momento per far cambiare le cose è proprio nelle elezioni, usando la scheda elettorale. Se i politici sono al governo è perché il popolo li ha eletti, quindi il popolo faccia anche autocritica ed esprima con maggiore cognizione e concretezza le proprie scelte. È il popolo che deve, tramite il voto, cambiare questa situazione, disarmante, e far capire ai quei “bebè” che la devono smettere di curare solo i loro interessi privati e non quelli della nazione. Se poi si immagina il tutto visto dagli occhi di un emigrato italiano in Canada, il quadro può far ancor più male... in quanto quando ci si allontana, si avverte maggiormente la mancanza di ciò che si ama, la Patria, e vederla bistrattata in un modo indecente è tanto indecoroso quanto doloroso». Toz Antonio Piretti




Il brano è stato registrato presso “Boat Studio” di Bologna, masterizzato da Marco Borsatti (presso lo studio di Celso Valli) ed è estratto dall’album #STRONGER pubblicato a gennaio 2018. Sette canzoni registrate in studio con la band al completo, 5 in inglese e 2 in italiano.
Stile cantautorale, dove le canzoni sono messaggi per comunicare reali esperienze di vita e pensieri, seguendo le passioni la musica è condivisione di emozioni.


Radio Date: 16 febbraio 2018
Pubblicazione album: gennaio 2018

Autoproduzione



BIO

Toz Antonio Piretti è un cantautore con radici italiane e spirito internazionale. Ha iniziato il suo progetto musicale in Italia nel '06 e nel '09 trasferendosi in Canada, ha cambiato completamente la sua vita, da imprenditore “giacca e cravatta” a cantautore “chitarra e canzoni”. A Toronto, la musica diventa il suo modo di vivere essendo anche uno dei 75 musicisti con licenza per suonare nella metropolitana (TTC). Il suo cammino di artista si arricchisce ulteriormente con collaborazioni in spettacoli teatrali e in chiese Gospel. Ha pubblicato 4 album, demo, singoli e si è esibito in più di 360 ​​concerti tra nord America ed Europa.
Ultime pubblicazioni: "#Stronger" nel '18, "In 10 Years" nel '14 - "My Name Is Not Important" nel '12 - "Acoustic Italian Versions” nel '10.
Antonio scrive musica condividendo messaggi per incoraggiare le persone a vivere una vita migliore e prendersi cura l’uno dell’altro. Con questo spirito, ha fondato nel '14 “Art Takes Action for Charity”, fondazione privata volta all’organizzazione di eventi artistici a sostegno di progetti benefici. Nel '15, il primo grande tour: "RoomMates of the Same Planet". Un coast-to-coast attraversando il Canada, esibendosi in 22 concerti, presentando un nuovo format di spettacolo: "Audio Visual", una performance dal vivo in cui la musica suonata voce e chitarra, e i video proiettati su di un mega-schermo si fondono per amplificare i messaggi delle canzoni e creare un'atmosfera unica ed intensa. Nel '16 un'avventura europea: "Unconventional Tour". Il tour lo ha portato in 9 paesi in tutta Europa, suonando 23 concerti.
Nel '17 la sfida più grande - "from the Roots in the Right Direction" una bici e una chitarra - da Vancouver ad Halifax - 140 km ogni giorno - da metà aprile a metà luglio 2017. Partendo dalle radici, unendo la naturalezza e la purezza di andare in bicicletta con il modo più naturale di suonare, voce e chitarra; portando la sua musica tra la gente in occasione del 150esimo anniversario del Canada. Nello stesso anno, da agosto a metà settembre, un altro tour avventuroso "EnjoyWild", dove la musica incontra l’avventura, nei migliori centro rafting in tutta Italia.
#Stronger, il nuovo album, è stato pubblicato il 10 gennaio 2018. Attualmente sta studiando pianoforte, bevendo tè, scrivendo nuove canzoni e pianificando il prossimo tour.



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I danni delle droghe sulla mente

La mente è in realtà un insieme di ciò che chiamiamo immagini mentali. Queste immagini costituiscono ciò a cui generalmente ci si riferisce come memoria. Si usano per risolvere i problemi della vita. Quando si pensa a qualcosa, nella mente si ha un'immagine di quella cosa. Queste immagini sono facili da vedere, si chiudono gli occhi, si pensa ad un leone e si otterrà l'immagine. Normalmente, quando si ricorda qualcosa, la mente agisce rapidamente per fornire le informazioni tratte dalle immagini che contiene. Ma le droghe possono offuscare od oscurare queste immagini mentali, causando momenti di vuoto. Quando si cerca di recuperare informazioni attraverso questa nebbia confusa, non ci si riesce. Le droghe fanno sentire una persona lenta o stupida e fanno sì che la stessa abbia fallimenti nella vita. Le droghe possono causare, a chi ne fa uso, una distorsione nelle percezioni di ciò che sta accadendo intorno a lui. Come risultato, le sue azioni potrebbero apparire strane o irrazionali, e la persona potrebbe diventare perfino violenta. E, visto che il consumatore di droghe ha sempre più fallimenti e la sua vita diventa sempre più difficile, lui vuole ancora più droga che lo aiuti ad occuparsi dei problemi che continuano a crescere. La Campagna sociale “ Scopri la verità sulla droga”, fornisce informazioni utili sui pericoli delle droghe racchiusi in opuscoli che i volontari distribuiscono gratuitamente in ogni angolo del mondo. A Firenze, è facile trovare i volontari della campagna mentre stanno facendo una distribuzione nei locali ed esercizi pubblici del centro storico, ma anche in periferia, dove è più facile trovare problemi di degrado. Ma la campagna non si limita a questo, che è già molto, offre un sito internet dove è possibile informarsi, vedere video, spot ed ascoltare testimonianze di persone che hanno passato l'incubo della droga. “Alcuni pensano, a torto, di “stare meglio”, o di “ agire meglio” oppure di “essere felici solo” quando assumono droga. Questa è solo un'altra illusione. Prima o poi la droga li distruggerà fisicamente” L. Ron Hubbard

martedì 20 febbraio 2018

1945 Anno zero sul lago, romanzo di Franco Rizzi: un pilota inglese di origini italiane ritorna sul luogo di un misfatto




Durante la navigazione le onde, colorate dalla tinteggiatura mimetica a forti toni di verde e di marrone aggiunta da pochi mesi, si rincorrono lungo le fiancate del battello, ma nessuno pensa che in questo modo il battello sia diventato invisibile, semplicemente tutti sperano che mai nessuno si sognerebbe di attaccarlo.

Domenica, 5 novembre 1944, sul lago Iseo un battello fa la spola tra i vari paesini. Sono più o meno le dieci del mattino quando il battello lascia il pontile di Iseo.  A bordo si trovano adesso quarantaquattro persone tra passeggeri ed equipaggio. Sono tutti silenziosi perché, in quei giorni la spensieratezza non trova spazio, malgrado lo scorrere del panorama particolarmente piacevole in quella giornata di sole brillante che sembra ancora estate.

Tre cacciabombardieri inglesi sorvolano all’altezza di Brescia, il campo d’aviazione militare di Ghedi ormai deserto e abbandonato dopo l’ultima incursione, poi virano verso il lago d’Iseo. Keeler Martini è il capo squadriglia della spedizione e con la coda dell’occhio vede una bianca scia sull’acqua. Aggancia il bersaglio. Per tre volte gli aerei scendono in picchiata sul battello e sparano. I proiettili progettati per forare robuste corazze scaricano una potenza inaudita sulle povere lamiere del piccolo battello. Un massacro di quattro minuti ed i tre caccia rientrano all’aeroporto di Pescara per fare rapporto.

L’acqua si tinge di rosso. Il battello affonda a pochi metri dall’approdo di Montisola. Due uomini, un duro pescatore dell’isola cui si affianca un giovanissimo e inesperto sottotenente della X Mas, si muovono con difficoltà per organizzare il trasporto dei feriti in ospedale. Una donna corre in casa, strappa le lenzuola da un letto e si prova a usarle per tentare di tamponare il sangue dei feriti.
Fermì el sang Cristi” urla ai due, ma non si capisce se sia una bestemmia o una preghiera.
Diversi feriti moriranno prima di arrivarvi.

1945 Anno zero sul lago” è stato pubblicato nel 2012 dalla casa editrice La Riflessione e vedrà una seconda ristampa, tra qualche mese, per La Paume Editrice. L’autore, Franco Rizzi, ci trasporta negli anni della Seconda Guerra Mondiale attraverso personaggi legati fra loro dal lago Iseo. 

Alcuni personaggi ed episodi sono stati presi dalla realtà di quei giorni un po’ burrascosi, altri sono stati aggiunti per dare corpo al racconto. […] L’inizio della stesura risale al 1988, quale deviazione, mentre scrivevo un’altra storia. […] Dedico questo romanzo ai miei nipoti con l’augurio che non abbiano mai a vivere tempi così bui. Ed anche a quella giovane donna che ha visto il padre spirare a pochi metri dall’ospedale, mentre un pescatore spingeva la barca allo spasimo. Nota introduttiva

“1945 Anno zero sul lago” inizia il suo narrare in una domenica pomeriggio del 30 agosto 1945
Una casa a due piani pitturata di rosa che presenta a lettere cubitali blu il suo nome: Bredina sul lago. Si trova davanti a Montisola, l’alta montagna che emerge dal lago. I proprietari sono in giardino quando il capitano d’aviazione Keeler Martini, che indossa una divisa azzurra ben stirata, percorre un vialetto di ghiaia che porta al giardino sul lago dove incontra il capofamiglia Mario Consolo.

La guerra è terminata ad aprile ed il popolo italiano raccoglie faticosamente i cocci dei tragici eventi ancora troppi vicini per esser pienamente compresi e che forse ancora oggi non hanno una spiegazione univoca. Mario Consolo si dimostra amichevole nei confronti del suo inaspettato ospite sia perché non è mai stato fascista, sia perché piuttosto incuriosito dal motivo della visita.

Ma che strana coincidenza, anche il cognome di mia madre era Martini. Allora lei deve essere di origine italiana! Chissà magari alla lontana i suoi antenati erano parenti dei miei! Magari erano emigrati dall’Italia molti anni prima. Lei sa di quale parte fossero?

Una domanda alla quale il capitano Martini non seppe rispondere forse per la limitata conoscenza della lingua italiana o forse perché il capofamiglia parlò velocemente compitando una frase troppo lunga.

Seguono capitoli che alternano passato e presente nei quali Franco Rizzi ci presenta la giovinezza dei due protagonisti, due realtà di vita completamente diverse, una in quell’isola del nord così ricca di prospettive grazie alle sue Colonie sparse per il Mondo e l’altra in una penisola che rincorreva, ormai fuori tempo, il desiderio di appropriarsi di un’ultima colonia africana. 

Un turbinio di ricordi che ci mostra due uomini e due popoli che non erano abbastanza informati sui fatti che avevano portato al terribile conflitto. Forse anche i due avevano partecipato passivamente agli eventi malgrado ognuno di loro fosse attivo nel suo operato.

Mario cercò addirittura di intraprendere una impossibile avventura militare per cercare di fare fortuna come geometra in Etiopia ma ben presto il suo sogno si rivelò un fallimento.

 Keeler prima della guerra aveva lavorato alla Manchester Machinery Works, più di due anni ma non era stato un periodo molto facile, era stato preso di mira da un malefico capo squadra, Dave il cane, e lo scontro era durato a lungo.

Dave fece un brutto sorriso… preparandosi a sferrare un pugno in faccia all’avversario, ma Keeler con decisione gli calò la riga sul volto: il colpo fece un rumore sordo e la riga d’acciaio causò un profondo taglio al volto…”

Poi da meccanico motorista iniziò casualmente la carriera militare da pilota per la “fortuita” penuria di piloti.

Al distretto militare avevano subito apprezzato il fatto che lui fosse esperto di motori e lo avevano arruolato in aeronautica, trasferendolo il giorno successivo in un piccolo aeroporto a sud di Londra. […] La merce che si consumava più rapidamente però erano i piloti. Quando un caccia non ritornava mancava anche un pilota. I nuovi piloti che arrivavano ai campi d’aviazione attorno a Londra erano sempre più giovani e sembravano arrivare con il contagocce.

Altri tre personaggi si intrecciano all’incontro nel giardino della Bredina sul lago espandendo il discorso sul quale verte il romanzo: chi è la vittima e chi è il carnefice.

Luigi Stabilini, il sottotenente diciannovenne dell’X Mas che, lasciato solo a custodire lo stabilimento ormai non più produttivo della Caproni di Montecolino, con una manciata di altri ragazzi inesperti, aspettava invano ordini dalla Repubblica di Salò.

Mario Bonardi, detto Spinù, l’anziano pescatore che si accascia sul pagliolo della barca dopo l’approdo in ospedale, spossato da quella veloce attraversata del lago che ha salvato la vita a sedici anime.

Giovanni Ferrari, un macchinista della Nazionale che con grande abilità guidava le vecchie locomotive a vapore e che divenne celebre per l’esser scampato all’avvistamento del temibile aereo “Pippo”.

Infine il ventisei di aprile la guerra in Italia era giunta al suo epilogo.

Così aveva assistito alla tosatura delle ragazze e delle donne che erano state legate affettivamente ai fascisti o ai tedeschi. Fortunatamente, dopo quella violenza, in fondo abbastanza piccola visti i tempi che correvano, tutte furono lasciate libere di allontanarsi, sconciate e con il volto arrossato di pianto. Altre donne più pietose, invece di brandire delle forbici, le aiutarono a nascondere quello sfregio avvolgendo il loro capo con i fazzoletti che avevano portato.

Le donne di “1945 Anno zero sul lago” fanno da corollario ad un mondo di uomini in tempo di guerra e di decisioni prese in modo frettoloso. Le pagine dedicate alle figure femminili sono perlopiù ricordi di fiamme amorose che si disperdono tra bombe ed omicidi. Piccoli attimi felici che proiettati nel presente espandono la desolazione della mente sino ai limiti della depressione.

Così Keeler Martini non è il tipico vincitore inglese che si aggira nel territorio italiano fiero ed arrogante ma, infestato dai fantasmi, si interroga contemporaneamente sul passato e presente mettendo in dubbio le azioni svolte da ogni fazione in gioco.

Il capitano Martini invece cercava solo di spostare la sua mente e la propria attenzione su cose che lo tenessero lontano dai cupi ricordi del passato, ma faticava poi a rimanere concentrato sui vari argomenti. […] Si chinò in avanti e depose di nuovo sul tavolo il bicchiere di limonata che aveva ripreso in mano. Nelle narici gli pareva di avere un orribile sentore di disinfettante.

Written by Alessia Mocci
Addetta Stampa

Info
Sito Franco Rizzi
http://www.francorizzi.it/
Facebook La Paume Editrice
https://www.facebook.com/LaPaumecasaeditrice/

Fonte
http://oubliettemagazine.com/2018/02/15/1945-anno-zero-sul-lago-di-franco-rizzi-un-pilota-inglese-di-origini-italiane-ritorna-sul-luogo-del-misfatto/


TAMURITA “LA ISLA” È IL SINGOLO CHE CELEBRA I 15 ANNI DI ATTIVITÀ DELLA BAND CAGLIARITANA


In attesa della pubblicazione del nuovo album in uscita nel 2018, trionfa in radio il brano dal sapore patchanka che omaggia la Terra sarda.




I Tamurita compiono 15 anni di attività e per questa ricorrenza hanno voluto fare una dedica alla loro isola riportandola ad un concetto universale. Partendo dalla citazione del Bass Paradis dei Mau Mau ed al paragone con altri luoghi idilliaci (la Isla del Sol), i musicisti hanno voluto raccontare sia la bellezza che le debolezze di questa terra, volgendo però un'incitazione alla presa di coscienza,
alla necessità di cambiamento che può avvenire solo con la determinazione del "voler fare".


ETICHETTA: MANINALTO!
Radio date: 22 dicembre 2017
Pubblicazione album: 2018

BIO

I TAMURITA nascono a Cagliari nel 2002. Nel 2005 la band entra nel cast della trasmissione televisiva “Come il calcio sui maccheroni” su Videolina e grazie ad essa riceve un importnate spinta mediatica. Questa collaborazione porta a due importanti concerti: nel Capodanno 2006 si esibiscono assieme a Kid Creole and the Coconuts e Roy Paci & Aretuska. Nel giugno del 2006 assieme alla Compagnia Lapola registrano due sold-out all''Anfiteatro di Cagliari. Sempre nel 2006 esce il primo lavoro discografico “Tierra, deserto y sal” e i Tamurita firmano il loro primo contratto discografico con CNI. Iniziano così un tour nazionale dove dividono il palco con Almamegretta, Sud Sound System, Dub Sync. Si aggiudicano la vittoria del concorso “Alternative Version Festival” di Fermo. Nel Giugno del 2009 il nuovo disco Palabras de amor è pronto ed il mixaggio viene affidato a Madaski (Africa Unite). Sempre nel 2009 partecipano al Mondo Ichnusa Festival di Cagliari proponendo il singolo “Palabras de Amor” cantato insieme ai Sud Sound System. Nel 2010 suonano con No Relax e Gogol Bordello. A Giugno del 2011 esce un nuovo singolo “Note di Luce” distribuito da l’Unione Sarda.
Nel 2012 firmano per Maninalto! Ad Aprile il nuovo Singolo e Video della canzone “Dans la musique” che vede ai suoni Mark Wallis (già Mano Negra, U2, TalkingHeads, The Smiths, Marvin Gaye, REM, Travis, Desmond Dekker…) e come ospiti Ska-P e Vallanzaska. Ma il 2012, sarà perchè decreta il 10° anniversario Tamurita, è ancora ricco d i novità e partecipazioni: il 30 Aprile la band partecipa come guest a “L’Unione Sarda Live Contest” in compresenza agli artisti nazionali Casino Royale e Malika Ayane, e gli internazionali Jon Spencer Blues Explosion.
Il 25 Maggio 2012 si festeggia il 450° anniversario dell’ateneo di Sassari e per l’occasione il concerto prevede Tamurita e Frankie Hi Nrg. Il 02 Giugno 2012 sono ospiti a Voci di Maggio con la partecipazione di Dava (Davide Romagnoni) e Skandi (Cristian Perrotta) dei Vallanzaska. Continuano le amicizie di percorso: il 16 e 17 giugno è la volta di Ittiri e Badesi con la partecipazione dello Zoo di 105. Ma il 20 luglio 2012 è l’evento più atteso: un mare di 50 mila persone che ha ballato e cantato dal pomeriggio alla notte… È il mondo Icnusa 2012! Il concertone ha visto esibirsi insieme a Tamurita, i grandi Negrita e Francesco Renga. Ad Aprile del 2013 esce il loro 3° album intitolato “I Graffi del Tempo”; la nuova produzione discografica corona i 10 anni di attività della band che per l’occasione ha chiamato a raccolta un folto numero di amici: tra questi Pulpul (Ska-P), Beppe Dettori (ex voce Tazenda), Alessia Tondo, Sun Sooley, Claudia Aru, Bujumannu (Train to Roots) e tanti altri. I Graffi del Tempo contiene 14 tracce, di cui 8 sono inediti. L’album racchiude l’anima nomade e i suoni gitani dei Tamurita, che mescolano folk-rock al raggae e allo ska con accentuate sfumature punk. I ritmi caldi e avvolgenti de “I Graffi del Tempo” danno vita a un viaggio che parte dalla Sardegna e arriva oltre l’Europa. La stagione 2013 è caratterizzata da un’intensa attività live che culmina con l’effettivo ingresso della band nel cast di REZOPHONIC, coronato con la partecipazione alla XV FESTA DELLA BIRRA di Fabrica di Roma (VT): un evento il cui successo ha risuonato in tutta la penisola.
Nel novembre 2013 la band decide di lanciarsi nella reinterpretazione di un brano storico della musica cantautorale italiana: Dio è Morto di Francesco Guccini. La cover riceve molti consensi dalla critica, sino ad arrivare alla messa in onda durante il programma DATABASE di Pino Scotto (vedi il video) ed entrando in programmazione video su Rock TV. Il 2014 si rivela un nuovo anno ricco di traguardi: dopo essersi aggiudicati il premio della critica al concorso Oxjam 2013, la collaborazione con Oxfam Italia si rafforza al punto di co-produrre “No More Tears”, un nuovo singolo a sostegno della campagna umanitaria COLTIVA. A Marzo 2015 esce “Mescaleros” il nuovo video/singolo in omaggio a Joe Strummer (The Clash). Il brano è stato prodotto da Joxemi (noto chitarrista della band Ska-P) e vanta la collaborazione e il featuring di Pino Scotto. Il video di “Mescaleros” è stato presentato in anteprima televisiva il giorno 26 Marzo su Rock TV seguito dall'omonimo tour con varie date nell'isola ed oltremare. Dopo un breve periodo di pausa e alcuni cambiamenti nell'organico la band produce un nuovo singolo: Vivere (Carpe Diem). Il brano viene realizzato sotto la produzione artistica di Massimo Satta e con la partecipazione di Lavinia Viscuso. Nel 2016 partecipano sono per la terza volta ospiti del Mondo Ichnusa. L'inverno del 2017 segna per loro una data importante: la band compie 15 anni di attività. Per coronare questo traguardo esce un nuovo singolo intitolato “La Isla” che anticiperà il quarto album previsto per il 2018.

FORMAZIONE ATTUALE:
SERGIO PIRAS - Voce e Chitarra acustica ritmica
LUCA CASU - Chitarra elettrica e cori
ROSSELLA “ROX” CAMELLINI -Violino
LUCIO MANCA - basso
SEVERINO TRONCI - Batteria
RICCARDO ERBA - Tromba e Filicorno


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lunedì 19 febbraio 2018

Torna a Roma il concorso di bellezza "I due mondi"

Insieme Bellezza e Solidarietà per un evento unico, giunto alla terza edizione ideato e organizzato dall’asdc RC DANCE di Rosanna Colantuono e dall’art director FOTO CLICK di Daniele Del Duca nasce con l’intento di far conoscere un’ associazione ONLUS, l’AMIP (associazione malati ipertensione polmonare), per dare un’ interessante opportunità a tutti i baby model di farsi notare, ma soprattutto per divertirsi e per  raccogliere un sorriso e donarlo a chi ne ha bisogno, l’idea di vedere bambini che aiutano altri bambini  fa pensare che NON SIAMO SOLI …MA INSIEME SI PUÒ.

domenica 18 febbraio 2018

Fidia in radio con “Perfida poesia”, una canzone contro il femminicidio



Dopo essere stata concorrente ufficiale del programma televisivo di Raffaella Carrà “Forte Forte Forte” su Rai Uno nel 2015, viene notata e messa sotto contratto dai produttori discografici Pio Del Duca e il Maestro Vince Tempera.



Il progetto si sviluppa con una prima canzone pop dance scritta da Fidia dal titolo “What’s the meaning”.

Nel frattempo partecipa alla Tournée di Mondo Marcio nel 2016, con cui ha realizzato il brano “Me & my bitch” inserito nel suo ultimo album. Nell’estate 2017 invece, affronta sia la Tournée di Giacomo Celentano sia il suo primo tour estivo nei più importanti locali Italiani. A questo punto, dopo le esperienze fatte, i produttori Del Duca e Tempera decidono di tentare la carta Festival di Sanremo Giovani 2018. La canzone, dal titolo “Perfida poesia”, viene scritta da Tempera e Daiano; Fidia la canta con grande bravura sorprendendo anche i suoi produttori.

Il brano parla di un rapporto uomo donna che finisce in un femminicidio e Fidia è talmente intensa nell’interpretare questa storia che l’Associazione Nazionale “Divieto di Femminicidio”, dopo averla ascoltata, decide di farla diventare canzone simbolo della loro campagna a favore delle donne. Dopo questo brillante risultato Fidia, ispirata dal progetto, comincia a scrivere personalmente le sue canzoni e a preparare un album dove racconterà le sue emozioni ed esperienze di vita.

“Perfida poesia” è distribuito da Universal Music Group.

sabato 17 febbraio 2018

Intervista di Alessia Mocci a Massimo Pinto: vi presentiamo la silloge poetica Cento Farfalle e… più



Come ogni sera ancora,/ con la tua onda lunga/ tu mi addormenti, mare,/ e mi culli amoroso/ nella notte stellata./ Sicuro come un bimbo/ sulla barca ondeggiante/ si affollano nel sogno/ le domande di sempre:/ perché mai proprio tu,/ tu che non sai perché,/ sei stato un giorno eletto/ ad elemento primo/ di questo nostro globo?/ […]” ‒ “Sogno del pescatore (Cantico del mare)”

Edita a dicembre 2017, “Cento Farfalle e… più” è la prima raccolta poetica di Massimo Pinto, autore conosciuto con il romanzo storico “Il trono del padre ‒ L’Innocenza” pubblicato nel 2016 dalla casa editrice romana Bastogi Libri. 

Massimo Pinto è nato e vive a Roma, laureato in Economia alla Sapienza ed in Teologia presso l’Ateneo Romano della Santa Croce. È Croce al Merito Melitense del Sovrano Militare Ordine di Malta. Nel 1998 ha pubblicato il saggio “Stato sociale e persona”.

“Il trono del padre ‒ L’innocenza” è stato premiato il 17 giugno 2017 con una Segnalazione Particolare della Giuria presso la prestigiosa Abbazia di San Fedele a Poppi (Arezzo) per la 42° edizione del Premio Letterario Casentino, nella sezione narrativa/saggistica edita.

La prefazione de “Cento Farfalle e… più” porta la firma di Massimiliano Grotti:Al pari di pennellate sicure di mano esperta, la poesia di Massimo Pinto diviene magia della parola e questa muta, si trasforma da crisalide a farfalla dando voce al silenzio intimo del sé ma allo stesso tempo è in grado anche di rivivere quello stesso silenzio, per dare identità a un viaggio poetico che si fa diario di vite vissute.”

Concorde con Grotti intravedo nella silloge una trasformazione da crisalide a farfalla, dalle poesie giovanili a quelle più mature in una compostezza che tende all’onirico, al divino, al realismo.

Massimo Pinto è stato molto disponibile nel rispondere a qualche domanda sulla sua nuova pubblicazione.

A.M.: Ciao Massimo, ti ho conosciuto con “Il trono del padre ‒ L’innocenza” e non ti nascondo la mia sorpresa quando ho saputo della pubblicazione di una raccolta poetica. Vorrei, dunque, esplorare con te il momento in cui hai iniziato a cimentarti nella scrittura in versi.

Massimo Pinto: Molto presto, infatti la mia scrittura in genere, ma in particolare quella in versi, risale al tempo del ginnasio, anzi addirittura delle medie, con liriche scaturite di getto e, come è proprio di quella età, sentite, ingenue, vere, ma anche dolenti e liberatorie. Avrai notato che la raccolta “Cento farfalle e… più”, “e… più” perché i componimenti riportati sono 114, ha uno sviluppo cronologico e si snoda dalla giovinezza all’attuale tarda età, passando per la pienezza della maturità. Le prime poesie di questa raccolta sono state scritte a quindici-sedici anni, avendo scartate quelle troppo ingenue e/o incerte. Ma ti dico di più: da principio le conservavo, in stampatello e a matita, su fogli di blocco notes, poi cominciai a raccoglierle in una cartellina, più tardi presi a ricopiarle a macchina, la mitica Olivetti Lettera 22 di mio padre, ma è accaduto tre o quattro volte che quella cartellina, tra università, lavoro, matrimonio, figli e traslochi, l’abbia perduta, eppure, superato il panico, sono sempre riuscito a riscrivere tutte quelle composte sino a quel momento, semplicemente a memoria. Da ultimo è intervenuto il computer.

A.M.: “Cento farfalle e… più” si apre con la prefazione di Massimiliano Grotti. Com’è nata questa collaborazione?

Massimo Pinto: Dopo aver scritto il romanzo “Il Trono del Padre (L’innocenza)” lo feci vagliare da una nota Agenzia Letteraria di Roma e, dopo quattro mesi dall’incarico, mi giunse una lettera di esegesi critica a tutto tondo, era scritta magistralmente da Massimiliano Grotti, con anche “stroncature” sapienti e motivate (altre meno). Parlai allora telefonicamente a lungo con questo giovane letterato, poi passai quattro mesi a correggere il romanzo, sulle linee giuda dei consigli del Grotti, per quanto riguardava lo stile e la correttezza linguistica, ma non recependo invece i suoi suggerimenti, per quanto riguardava la trama. Così il romanzo ne uscì molto più gradevole da leggere, anche più corto di 40 pagine, strutturato in più capitoli (8 anziché 6) ma assolutamente lo stesso in quanto a contenuti e significati. Questo sodalizio tra me settantenne e il bravo trentenne si fece più stretto alla presentazione del libro e poi, dopo aver letto le mie poesie, fu il Grotti stesso che si offrì per stenderne la prefazione, in quanto, a suo dire, le erano piaciute e molto. Indubbiamente la prefazione di Massimiliano Grotti, dotta, sapiente ed ispirata, ha aggiunto valore al libro.

A.M.: Ho apprezzato il tuo “consiglio” al lettore sul tempo di lettura di un libro di poesie. La poesia è una forma di riflessione che evoca archetipi e dunque immagini simboliche che non son di immediata comprensione. Secondo te qual è il tempo necessario per la lettura di “Cento farfalle e… più” e qual è stato il libro su cui ti sei soffermato di più?

Massimo Pinto: Nessuna opera letteraria dovrebbe essere letta una volta per tutte e ciò, se vale per i saggi ed i romanzi, vale molto di più per le poesie, perché la lettura ripetuta dà sempre spunti nuovi, diversi e talvolta persino antitetici ai precedenti, dipendendo anche dalle diverse fasi della vita del lettore. Ciò premesso però, dato che la vita non è eterna e la giornata finita, ci si limita a rileggere quelle opere che più hanno inciso sul nostro sentire. Per quanto riguarda la poesia, poi, ciò (intendo più riletture) dovrebbe avvenire sempre perché è anche più facile. I libri di poesie dovrebbero restare sempre aperti e mai chiudersi definitivamente, pronti ad essere sfogliati di tanto in tanto. Molte sono le poesie che rileggo, però il mio libro di poesie sul mio comodino ideale è senza dubbio “Vittorio Sereni Tutte le poesie a cura di Maria Teresa Sereni, con prefazione di Dante Isella, Garzanti”. Mi sento infatti così affine, anche se lui è irraggiungibile, a questo grandissimo poeta!

A.M.: Nella raccolta colpisce una ricercata variatio di metro, infatti spazi dagli endecasillabi ai versi liberi, dai novenari ai settenari e così via. Cosa stavi cercando esattamente?

Massimo Pinto: La scelta della metrica non è per me una scelta (scusa il bisticcio di parole), non cerco mai qualcosa con la metrica di un determinato componimento, esso nasce così. Ti spiego meglio: la poesia, subito dal momento della sua ispirazione, al primo fermare le parole sopra un supporto (anche una busta della spesa al momento), nasce immediatamente con una sua metrica, anzi sono io che, come se le stesse scrivendo un altro, conto le sillabe per capire di che verso si tratti e così vado avanti. E, ti dirò, la metrica finale, la musicalità dettagliata e dell’insieme, sono sempre molto coerenti col contenuto. Ti do un’altra chiave, qui di seguito, quasi un segreto mio, che però non devi prendere in senso assolutamente rigoroso. Le mie poesie sono così: se la metrica è espressa in maniera esatta, il componimento è diviso in strofe, e c’è anche la rima, baciata o alternata, si tratta di una ispirazione compiuta, pacificata, che esprime tutto, senza quasi altre domande. Se, invece, si tratta di una struttura ben definita, come la precedente, ma non c’è rima, si è al cospetto di una composizione sì di ispirazione compiuta, con concetti altrettanto delineati, ma con molti interrogativi aperti per me e per il lettore. Se si tratta, infine, di un verso libero, i significati, il coinvolgimento, il pathos interiore non hanno confini, e così la drammaticità: è una poesia che io chiamo “aperta”. Ho voluto poi indicare, per ogni componimento, la metrica e la struttura semplicemente per preparare il lettore a leggere meglio. Lo sai che le poesie dovrebbero essere lette, sia con gli occhi che con la bocca, quasi cantando, come nell’antichità classica? Perché anche quelle a versi liberi hanno sempre una loro musicalità.

A.M.:Sotto quel marmo tu/ in eterno ormai giaci,/ tu che vivesti solo/ nel ricordo del padre,/ intorno alla cui rossa/ ara trionfante stanno/ i turisti distratti./ […]” Così inizia la lirica “Napoleon II”, la cito non a caso per riprendere il tuo romanzo edito nel 2016, “Il trono del padre – L’innocenza”. Cosa significa essere padre e cosa significa essere figlio? Perché consideri Napoleone II “fratello ed amico”?

Massimo Pinto: Essere padre significa essere votati e pronti al sacrificio e al martirio, perché, come padri, non solo dobbiamo permettere e tollerare che nostro figlio, ad un certo punto, ci uccida, beninteso in senso metaforico e apparentemente incruento, ma non meno terribile, e, come figli (maschi), dobbiamo essere quanto prima consapevoli che, se non diventiamo parricidi, non evolveremo mai in una persona compiuta. Perché Napoleon II è mio fratello e amico, fratello e amico di Fausto?  Perché sono la stessa persona in due epoche storiche diverse, in quanto non hanno potuto uccidere i rispettivi genitori perché questi ultimi si sono loro nascosti, e allora l’hanno dovuto fare tardivamente e solo in effige, non con la presenza di entrambi i padri. Tutto questo non è vero per le madri e le figlie femmine, ma quello è un altro mondo che esula dal nostro discorso. A proposito lo sai perché il mio romanzo piace soprattutto alle lettrici? Perché leggendomi imparano a conoscere un po’ quella psicologia, e di conseguenza fragilità, maschile che spesso sottovalutano (e viceversa per noi maschi).

A.M.: La lirica “Domande”, dal titolo esplicativo, districa un argomento assai caro: la curiosità. Infatti in incipit troviamo: “Sono infinite/ dell’uomo le domande,/ ed è questo il problema:/ perché a ciascuna/ ci son mille risposte/ e certa quasi mai/ nessuna./ Si moltiplicano, allora,/ e si accavallano/ e la curiosità/ in angoscia si muta.// […]”. Qual è il tuo rapporto con la divinità?

Massimo Pinto: Il rapporto con Dio alberga in quasi tutte le mie poesie o almeno in moltissime, è il mio cruccio, il mio tormento e la mia estasi (rileggiti, ti prego, “Sogno del pescatore – cantico del mare”), ma la mia non è una preghiera, non è neppure un’adorazione, bensì, certo conscio della mia finitezza, della limitazione dei sensi e dell’intelletto, è un rapporto dialettico, a volte persino un litigio. Io ci parlo e sovente ci litigo, perché l’uomo è consapevole dell’infinito ma è finito, con un contrasto, tra comprendere, capire e poter fare, insormontabile e penoso, privo di un autentico “libero arbitrio”, condizionato sin dalla nascita e poi sempre e con la morte in agguato ed inevitabile. È lo stesso rapporto anche di rimprovero e quasi sfida che persino un papa ha pronunciato, almeno una volta a mia conoscenza, Paolo VI: “Tu non hai esaudito la nostra supplica per la incolumità di Aldo Moro, di questo uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico”. Ma analogo lo pronunciò lo stesso Cristo, stando al vangelo: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Poi ci sarebbe da fare un altro discorso sul merito dell’esistenza di Dio (e “il soffiare del vento” che non svela il segreto è la metafora del “silenzio di Dio”), adombrato nel mio romanzo, quando pongo la possibilità che la nostra realtà sia soltanto una illusione, quando dico che la soluzione di tutte le congetture di fede e scientifiche, sulla esistenza nostra e del creato, potrebbe risiedere nella eguaglianza, corrispondenza tra zero (il nulla) e infinito (il tutto). Faccio notare che il problema dell’esistenza di Dio potrebbe trovare una seria spallata, e ne ho paura, dalla possibilità attuale dell’uomo di clonare animali superiori e, quindi, anche l’uomo. Ma rabbrividisco di sgomento al pensiero!

A.M.: “Dolce e iraconda”, “Grandiosa e sordida”, “Gloriosa e vile”, “Arida e romantica”, “Ribelle e noncurante: c’è un mercato/ove fu il rogo di Giordano Bruno”, “Pigra e operosa”, “Scontata e imprevedibile”, “Virtuosa e meretrice”, “Dignitosa e scurrile”, “Odiata e amata”, “Sacra e profana”, “ove l’apoteosi/ s’incontra del divino con l’umano”. Come si vive a Roma? Hai mai pensato di trasferirti in un’altra città?

Massimo Pinto: Con quella lirica ho ottenuto quello che volevo: dare l’esatta dimensione e sensazione dell’abisso di turpitudine che, anche storicamente, oltre che fisicamente, Roma presenta, che non può scalfire l’infinita e sovrumana bellezza della più grande apoteosi metaforica dell’incontro del divino con l’umano ‒ addirittura effigiata nella Cappella Sistina ‒ esistente al mondo. Si può vivere più o meno bene in tutto il mondo, però, se uno ha avuto la sorte, direi la fortuna, di nascere qua, dove peraltro spesso si sente estraniato, tanto più forte di lui è l’“aura” di questo luogo (città è riduttivo), si sentirebbe estraneo e orfano in qualunque altro posto.

A.M.: Un poeta. Un musicista. Un pittore. Un regista.

Massimo Pinto: Ti rispondo proprio di corsa, senza ripensamenti. Poeta? Oddio è una bella lotta per me tra Eugenio Montale e Vittorio Sereni, mi sento tanto affine, anche se altrettanto inferiore, ad entrambi. Diciamo “Montreni”? Musicista? George Gershwin: la musica perfetta, interprete del secolo appena trascorso (il ventesimo), ma oggi non lo è di questo (il ventunesimo). Pittore? Mino Maccari, così verista pure se espressionista, sia negli oli che nei bozzetti, che ha dipinto e disegnato dal 1916 al 1989, interpretando grandezze, meschinità e drammi del suo secolo formidabile e terribile, che è anche in prevalenza il mio. A me sembra di essere me stesso, se sapessi disegnare e dipingere. Un regista? Senza dubbio un’altra dicotomia: Ettore Scola e Dino Risi. Mi dispiace ma non riesco a far prevalere l’uno sull’altro: Il primo più dolente e problematico, il secondo apparentemente, ma solo apparentemente, più “leggero”. Due geni, due facce di un’anima sola, la vogliamo chiamare “Scrisi”?

A.M.: Hai in programma delle presentazioni di “Cento farfalle e… più”? Se sì, in quale città?

Massimo Pinto: Certo, ci sarà una prima presentazione ufficiale a Roma, la data precisa non è ancora stata fissata ma posso anticipare che sarà per il mese di marzo. Seguiranno, poi, presentazioni in altre città italiane.

A.M.: Salutaci con una citazione…

Massimo Pinto: Non posso che ripetere quella che ho riportato alla fine del mio libro di poesie, attribuita alla buona, libera e grande Alda Merini: “Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno tra le dita”. Perché senza la follia, che sia poca o molta, non c’è poesia.

A.M.: Massimo mi hai donato una bellissima chiusura con Alda Merini. Ti ringrazio per la sincerità delle tue risposte nelle quali si nota l’uomo e l’artista in un unicum indissolubile. Ti saluto con le parole dell’amatissimo Plotino: “Bisogna, però, spiegare la portata della purificazione, in maniera tale da chiarire con chi avviene l’assimilazione e con quale Dio l’identificazione. […] È probabile che, una volta liberatasi dal corpo, l’Anima converga in se stessa, per così dire, con tutte le sue parti, e in questo stato si estranei da ogni passione, accettando solo quelle sensazioni piacevoli che sono strettamente necessarie e hanno un valore terapeutico nel rintuzzare gli affanni, e nell’evitarne le angustie.

Written by Alessia Mocci

Info
Sito Bastogi Libri
http://www.bastogilibri.it/
Acquista “Cento Farfalle e… più”
https://www.lafeltrinelli.it/libri/pinto-massimo/cento-farfalle-e-piu/9788894894417
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Fonte
http://oubliettemagazine.com/2018/02/12/intervista-di-alessia-mocci-a-massimo-pinto-vi-presentiamo-la-silloge-poetica-cento-farfalle-e-piu/