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giovedì 24 febbraio 2011

Origini e significato della cartomanzia e della chiromanzia

L’arte di conoscere il futuro ha sempre sedotto ed affascinato non solo per semplice “curiosità” o impazienza, ma anche perché quello che spaventa maggiormente è, appunto, non sapere che cosa ci aspetta. Una paura, questa, che gli uomini moderni condividono con gli antichi i quali sono stati i primi a cercare di “forzare” il tempo, tentando di leggere anticipatamente nel proprio destino.
La chiromanzia e la cartomanzia hanno origini molto antiche sebbene diverse, mentre lo scopo perseguito con la loro pratica è lo stesso, ovvero conoscere il futuro.
Il termine chiromanzia deriva dall’unione di due parole greche; “cheir” che significa “mano” e “mantea” che significa “divinazione”. Ne consegue che il termine chiromanzia sta ad indicare proprio quell’arte divinatoria che consiste nella lettura della mano, ottenendo in questo modo informazioni sul futuro ma anche sulle specifiche caratteristiche della persona che vi si sottopone. Praticata da uomini illustri, come i filosofi Aristotele e Platone o l’Imperatore Augusto, la chiromanzia affonda le sue radici più profonde in tempi ancor più remoti, sebbene nel corso del tempo abbia subito delle evoluzioni. Oggi si suole scorporare la chiromanzia in chirologia e chironomia: la prima consiste nello studio delle linee del palmo della mano, mentre la seconda si occupa invece della sua forma. “Oggetto” di attenzione è solitamente la mano sinistra, della quale si scrutano le linee e i rilievi detti “monti” e conosciuti con i nomi di diversi pianeti, sebbene delle nozioni si trovano su entrambe le mani. Così, in una persona destrimane, se la mano destra fornisce informazioni sugli avvenimenti passati o sulla vita sentimentale, o ancora sulle caratteristiche e la personalità di un individuo, la sinistra fornisce invece notizie circa la famiglia e gli avvenimenti futuri.
La cartomanzia sta invece ad indicare un complesso di sistemi di arte di divinazione(Mantica) che si esercitano attraverso l’uso delle carte. Molte tra le teorie oggi esistenti ritengono che le origini della cartomanzia siano da ricercare all’epoca dei Faraoni, quando vennero ideate le carte dei tarocchi. In seguito alla conquista dell’Egitto da parte dei Romani, i tarocchi cominciarono a diffondersi anche nel mondo “occidentale”, conoscendo in seguito alla caduta dell’Impero un periodo di oscurità. Si riprese a parlare di tarocchi e di cartomanzia nel Medioevo, quando cominciarono ad essere utilizzati i tarocchi a 78 carte. Da notare, infatti, è che per la cartomanzia si fa ricorso a diversi mazzi di carte, eterogenei cioè sia per origine che per semi e figure. Possono, infatti, essere utilizzate sia le comuni carte da gioco che i vari mazzi di Sibille italiane, parigine e zingare, senza contare la vasta gamma di mazzi a scopo prettamente “divinatorio”. La cartomanzia poggia su un motto mutuato dall’alchimia: “Come sopra così sotto”, dove il sopra altro non è che l’universo metafisico e il sotto la realtà fattuale. Altra caratteristica importante della cartomanzia è quella di basarsi sulla consapevolezza che dentro ogni individuo esistano a livello inconscio tutte le risposte alle domande sull’esistenza, il che implica che la cartomanzia finisce con il fondare i propri principi sulla reincarnazione.

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