Le riforme che riguardano il lavoro nell'ultimo mese hanno tenuto banco mettendo il Governo in scacco: l'articolo 18 tuttora è argomento di dibattito e l'agenda politica dell'attuale esecutivo proprio su questo punto sembra stia segnando una prima battuta d'arresto.
Le incertezze che dominano il mondo del lavoro, in un tessuto sociale già ampiamente frustrato dalla crisi, attanagliano anche chi un'occupazione al momento ce l'ha. Per esempio, i timori diffusi riguardano il sistema pensionistico: non è un mistero che l'attuale welfare difficilmente riuscirà a sostenere la spesa sociale così com'è stata nei trent'anni che ci siamo lasciati alle spalle. Tradotto in altri termini, ciò significa che difficilmente giovani e meno giovani andando in pensione riusciranno ad accedere a un sistema previdenziale che tenga effettivamente conto dei contributi versati.
Proprio in risposta a queste preoccupazioni vengono stipulate assicurazioni integrative, oggi diffuse al punto da aver sorpassato per numero anche i più tradizionali fondi pensione.
In fatto di previdenza complementare, tali polizze tornano a essere preferite semplicemente perché possono affiancarsi ottimamente alle prestazioni pensionistiche erogate dagli enti statali, come l'Inps, grazie a contributi mensili modesti.
Stando agli ultimi dati statistici pubblicati dalla Commissione di vigilanza sui fondi pensione (la Covip) da dicembre 2010 a dicembre 2011 la fetta di popolazione aderente ai fondi pensione di categoria ha mantenuto quasi inalterata la sua quota, restando stabile intorno ai 2 milioni di sottoscrittori, con variazione dello 0,8% rispetto all'anno prima.
Nel medesimo lasso di tempo hanno aderito a fondi pensionistici individuali oltre 300.000 persone passando da 1,1 a 1,4 milioni di sottoscrittori e facendo così segnare un trend di crescita pari al 25%.
Dalle stime si suppone che tra il 2012 e il 2013 potrebbe perfino verificarsi il sorpasso dei piani individuali, rispetto ai fondi pensione.
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