Il chiacchierino, da passatempo vittoriano ad espressione postmoderna
Pensando al chiacchierino mi
torna in mente l'assunto wagneriano della piegazione della nasccita
della musica: lui diceva che una volta che l'umanità riuscì ad
affrancarsi dai bisogni primari, ecco che in maniera spontanea
cominciò a nascere l'espressione artistica e con essa la musica.
Il rapporto tra il chiacchierino
e i lavori a maglia forse potrebbero essere anche questi allora. I
lavori a maglia infatti conservano sempre qualcosa di utile, mentre
il chiacchierino è sicuramente futile, ed in questo risiede
forse la propria vocazione artistica.
In francia il chiacchierino è
chiamato Frivolité, frivolezze, ma pensando all'arte allora più che
frivolezza verrebbe da dire espressione d'arte.
Guardando i lavori realizzati al
chiacchierino, nessuno può negare che indubbiamente un lavoro
al chiaccherino ben eseguito e ben concepito non sia un'opera
d'arte.!
Sbaglierebbe però chi pensasse che il
chiacchierino sia un'arte recente. Infatti ce ne sono tracce
fin in epoca egizia. Quello che oggi in italia si chiama
chiaccherino, affonda le proprie radici in moltissime culture
e in ogni regione ha un nome diverso. Il nome italiano
chiacchierino deriva però quasi certamente dall'inglese tatting
(parlare fitto fitto sottovoce).
Proprio dalla vocazione, diciamo
così polisemantica, risiede la forza espressiva del
chiacchierino.
Proprio questa caratteristica fa si che
insieme ad orecchini, cuori e segnalibri, cominciano ad apparire
creazioni al chiacchierino che si abbinano artisticamente a
tatuaggi tribali, fiori tatuati e orecchini. In un continuo
rimando estetico alla bellezza e ad ogni forma d'arte che ne
riecheggi lo spirito, il vociare o ...il chiacchierino.
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