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venerdì 30 settembre 2016
LABBRA LUMINOSE CON I LUCIDALABBRA MI-NY!
giovedì 29 settembre 2016
Esce in tutte le radio e store digitali “Cinema”, il singolo di debutto di Cameman
Si tratta di una prima assoluta quella di Nicola Camedda, in arte Cameman, giovane artista hip hop nato e vissuto nella provincia bresciana con il singolo “Cinema” che anticipa l’uscita del primo album “Profondo” prevista per fine Ottobre.
Il suo percorso artistico inizia con la composizione dei primi testi e la creazione delle prime basi all’età di 16 anni ma è soltanto nel 2015 che pubblica il suo primo video su YouTube attirando l’attenzione di appassionati ed utenti online di musica hip hop.
“
Come tanti ventenni che coltivano il desiderio di fare musica, si comincia con una strumentazione “domestica” per poi arrivare a pensare di rivolgersi ad un pubblico più elevato e prendere in considerazione l’idea di andare in uno studio professionale.
Ho cominciato a scrivere ispirato dalla musica di Babaman, rapper e cantante di fama nazionale che mixa in modo formidabile reggae, rap e dance hall reggae, anche se il mio stile è più smooth . “Cinema” nasce dai pensieri dell’artista e rispecchia il suo stile di vita: il brano dal sound molto orecchiabile e dal flow decisamente morbido cerca di fare breccia nelle persone per veicolare un messaggio di rispetto delle differenze altrui ed una sconfinata voglia di essere ascoltati come vero disagio dei giovani di oggi.
Registrato presso lo studio AltreFrequenze di Brescia, “Cinema” è stato prodotto da Cameman con il supporto professionale di Giorgio Reboldi nella fase di ottimizzazione, mixaggio e finalizzazione del brano.
mercoledì 28 settembre 2016
I Safe & Sound in radio con il primo singolo Day by day
Dal 26 settembre il singolo d'esordio radiofonico per la band
lodigiana Safe & Sound. Il
brano "Day By Day" nasce dalle prestigiose penne dei
cantautori Giacomo Manfredi e Roberto Amadè, ed è
perfettamente costruito sulle vocalità dei componenti del quintetto vocale Safe
& Sound, che conferiscono al brano un’interpretazione
intensa e viscerale.
In
un sapiente gioco di contrasti, il brano miscela forza e dolcezza, potenza e
leggerezza, attraverso una melodia romantica ed ariosa che poggia su un
arrangiamento travolgente dalle sfumature elettroniche.
Un
inizio intimista e quasi sussurrato lascia spazio ad un continuo crescendo di
intensità, che tra eleganti armonie ed incalzanti giochi di voce arriva a
raggiungere la massima espressione nel ritornello finale, cantato a piene voci
dall’intera formazione.
Day By Day tratta l’amore in modo
semplice e con altrettanta semplicità riesce a trasmettere l’emozione dei suoi
interpreti. Alessandra Cantarella, Alice Scalambrino,
Daniela Fedeli, Davide Milani e Fabrizio
Cammarata: cinque vocalità molto personali che trovano
modo di esprimere la propria individualità ma anche di fondersi l’una con
l’altra, creando quella perfetta magia armonica che solo l’unione di più voci
sa regalare.
BIOGRAFIA
Il quintetto vocale Safe & Sound nasce nel 2011, ma l’unione artistica dei suoi 5 componenti (Alessandra Cantarella, Alice Scalambrino, Daniela Fedeli, Davide Milani e Fabrizio Cammarata) affonda le radici nel 2006, anno del loro incontro e della nascita delle prime collaborazioni musicali e teatrali, sempre più numerose nel corso del tempo.
BIOGRAFIA
Il quintetto vocale Safe & Sound nasce nel 2011, ma l’unione artistica dei suoi 5 componenti (Alessandra Cantarella, Alice Scalambrino, Daniela Fedeli, Davide Milani e Fabrizio Cammarata) affonda le radici nel 2006, anno del loro incontro e della nascita delle prime collaborazioni musicali e teatrali, sempre più numerose nel corso del tempo.
A
seguito di una lunga formazione musicale e vocale, numerosi sono i palchi
cantati dai componenti dei Safe & Sound. Diverse sono le esperienze
teatrali (tra cui il Teatro Carcano, il Teatro Smeraldo, il Teatro Vigne e al
Viale di Lodi, il Teatro di San Giuseppe di Monza, il Teatro della Rosa di
Massa Carrara). Ad esse si aggiungono i palcoscenici di tante manifestazioni
lombarde e numerosi locali della provincia milanese (tra gli altri il
Tocqueville come opening act di dj Prezioso, le Jardin au Bord du Lac, il Mib,
l’Hollywood, Eataly Smeraldo, il The Beach Club, la Punta dell’Est).
I
loro show uniscono intrattenimento e musica attraverso la riproposizione di
grandi classici della musica in versione completamente rinnovata: le infinite
potenzialità di 5 voci che si intrecciano conferiscono al gruppo la possibilità
di un repertorio eclettico, che spazia dal pop, al soul, al rock, al gospel,
allo swing, al musical, pensato per emozionare e divertire.
Nel
2013 esce il primo disco della band, Nell’Armonia contenente l’inedito omonimo, oggi
giunto alla terza ristampa. Il 2015 segna per la band il ritorno al mondo
dell’inedito, con il brano dalle venature funk Spiriti
Liberi.
Intervista ad Alessio Farci al lavoro sul suo terzo album
Alessio Farci nasce a Capoterra (CA), il 4 ottobre 1974. Fin da piccolo inizia ad
appassionarsi al canto , a soli 6 anni viene affascinato da un artista italiano
della musica leggera italiana , i suoi virtuosismi e la sua interpretazione lo
conquistano letteralmente. Trampolino di lancio le cover band che gli
danno la possibilità di scoprire l’amore per il canto e la composizione,
preso dalla passione decide di studiare canto lirico e moderno, rispettivamente
per cinque e tre anni. Inizia così a mettersi alla prova con gruppi emergenti
locali partecipando a diverse rassegne musicali, ricevendo una valevole
approvazione da parte del pubblico. Il cuore lo porta lontano dalla sua amata
Sardegna e dai suoi gruppi…in Basilicata però, non perde l’ispirazione per la
composizione di testi e musica . Testi tematici e musicalità lo portano
finalmente a realizzare brani inediti che danno vita ad un Cd dal nome “Cosa Vorrei…”già all'attivo su 90
canali di vendite online tra cui www.itunes.com e www.emusic.com .
Raccontaci del tuo viaggio come avviene ?
Questa volta il treno che precedentemente è partito non farà più
fermate per nessuno questo è sicuro è un dato certo un dato di fatto
Eccoci qui , si riparte da qui , dalle cose fatte con il
cuore, da tutte quelle cose fatte con l ' anima con orgoglio, in
una regione , in una terra di sacre umili tarantelle , Noi oggi siamo qui
a fare il nostro "Rock" , cosi intercalo, spesso nei miei
live almeno mi diverte, ma credo che a 41 anni ( tutti suonati)
dica la propria no !? . Questa volta con delle persone valide i
miei amici cernitati dopo anni di dure ricerche musicisti affermati veri
professionisti preparatissimi in fatto di musica di gusto e non
solo con la propensione di saper emozionare ed emozionarsi con il proprio
strumento dei maestri validissimi polistrumentisti con una valigia di vera
umiltà perchè in fondo per me per loro per tutti noi la musica è
questo quella sensazione che non ha bisogno di limiti di vincoli di
nicchia di ipocrisie di falsità di gente che ti sorride avanti e poi se
ti potesse ti farebbe in mille pezzi quella fatta di veri
sacrifici di anni continui di studi è soprattutto critiche costruttive perchè
sono quelle che servono ad un vero artista oggi come in
passato .
I tuoi progetti futuri ? Stai lavorando ad un nuovo ep?
Dopo aver precedentemente composto il mio primo progetto dal titolo
COSA VORREI... qualche anno fa contenente 9 tracce di rock melodico
visibile su oltre 90 canali di vendite online che mi ha dato la
possibilità di ottenere una certa credibilità orientandomi e
proiettandomi oltre la passione in termini di cantautorato ed
interprete di me stesso senza alcuna finzione o ancora meglio imitazione
ma bensì uno stile fattomi negli anni di studi tenorili moderni è
quant'altro sono passato al mio secondo lavoro di altre 13
tracce inedite di rock melodico con influenze funky e blues dal titolo UN GRIDO
DI SPERANZA dove è contenuto tra l ' altro un brano dedicato alla mia
Amica Fiordaliso il brano in questione è un tango/rock dove ho voluto
raccontare le sue vicissitudini ispirandomi a quel grido di ribellione di una
donna acerba che piuttosto di chiudere una porta in tenera età ha
preferito andare controcorrente e contro tutti ed oggi vanta una grinta
una tenacia una personalità fuori dal comune a mio avviso una donna
vera, la mia WOMANROCK
Le tue origini?
Io di origini Sarde mi trovo oggi qui cittadino a Muro Lucano ( PZ ) Una città che mi ha subito affascinato sia per la sua storia sia per la sua paesaggistica in sostanza praticamente un presepe vivente poi ormai io devotissimo al suo santo patrono San Gerardo Maiella che ha sempre fatto da scudo a quell' amore che in passato mi ha posto davanti a quel bivio quella scelta quel viaggio di non ritorno dalla mia Sardegna alla mia Basilicata dai oggi mi considero un Sardo/Lucano o per lo meno è certo vista l ' appartenenza per carattere biologico di madre Lucana e padre cagliaritano . In Sardegna ovviamente si ha un 'altra realtà musicale molta più scelta di certo non è stato mai un problema si suona ciò che si vuole seguendo il proprio gusto o stile insomma le proprie idee c'è molta più creatività , di certo le tarantelle sono la cultura dei popoli ma non di certo una nostra realtà un nostro costume Qui in Basilicata ti portano spesso a sorridere anzi a ridere tutte ste cosette poi soprattutto le proloco locali che gestiscono le feste paesane appena sentono la parola " rock " ti associano al rumore estremo anche se poi vanti una scaletta di ben due ore e mezza di spettacolo .
Io di origini Sarde mi trovo oggi qui cittadino a Muro Lucano ( PZ ) Una città che mi ha subito affascinato sia per la sua storia sia per la sua paesaggistica in sostanza praticamente un presepe vivente poi ormai io devotissimo al suo santo patrono San Gerardo Maiella che ha sempre fatto da scudo a quell' amore che in passato mi ha posto davanti a quel bivio quella scelta quel viaggio di non ritorno dalla mia Sardegna alla mia Basilicata dai oggi mi considero un Sardo/Lucano o per lo meno è certo vista l ' appartenenza per carattere biologico di madre Lucana e padre cagliaritano . In Sardegna ovviamente si ha un 'altra realtà musicale molta più scelta di certo non è stato mai un problema si suona ciò che si vuole seguendo il proprio gusto o stile insomma le proprie idee c'è molta più creatività , di certo le tarantelle sono la cultura dei popoli ma non di certo una nostra realtà un nostro costume Qui in Basilicata ti portano spesso a sorridere anzi a ridere tutte ste cosette poi soprattutto le proloco locali che gestiscono le feste paesane appena sentono la parola " rock " ti associano al rumore estremo anche se poi vanti una scaletta di ben due ore e mezza di spettacolo .
Qual'è il tuo obbiettivo nella musica?
Il mio obbiettivo è quello di in primis esternare la mia musica con la
speranza che diventi un vero progetto ma soprattutto di non perdere mai la
costanza la determinazione .
Hai una compagna che ti segue ?
Sono felicemente sposato ed oggi padre di un bambino bellissimo il
mio Francesco di anni 7 ne vado orgogliosamente fiero il mio acerbo
musicista sin dai suoi primi passi propenso allo strumento della batteria
ovviamente inutile dire che qui ha avuto un padre che di certo non l'ha
condizionato in fatto di scelta alludo al suo strumento la musica deve
essere libertà assoluta oggi finalmente ho trovato una band un gruppo di
veri LEONI che hanno la mia stessa passione
la mia stessa voglia di fare bene portando avanti un progetto fino in fondo e
sono: alla voce ALESSIO FARCI al basso VITO ORGA alla
tastiera VINCENZO LOVALLO alla batteria MARIO BASILIO alle chitarre
ritmiche acustiche e soliste : FRANK ABBEY , ANTONIO
FLAVIANO ed infine CARMINE MANZI (detto Joe Satriani) professionisti con
la consapevolezza del proprio strumento con la stessa mia
grinta con la determinazione con l' umiltà .
State quindi lavorando ad un nuovo album?
Attualmente stiamo lavorando al nostro terzo cd dove ho composto altre 11
tracce tra testi , melodie del cantato ed armonie stravolgendo
tutto questa volta su sonorità hard/rock con influenze
metal blues funky lavorando agli arrangiamenti del primo
e secondo cd come è stato scritto pocanzi da quel
famoso treno che tutti prima o poi si capacitano o convincono di dover
prendere per non dovere scendere o perdere più dopo
tante difficoltà porte prese in faccia gratuitamente e tante
cattiverie non tanto dalla vita o dalle proprie scelte ma gli stessi
vicino a te a me a noi oggi io Alessio Farci sono pronto sono
deciso a non fermarmi più Stiamo arrivando anime perse siamo una dura è
cruda realtà vi stiamo venendo a sbranare senza spirito di compassione
ROCK 'N' ROLL . in fede Alessio Farci
Nato Libero il nuovo singolo di Valentino Negri
E’ con il grido del rock che il cantautore Valentino Negri firma ed annuncia l’uscita del suo terzo singolo dal titolo “ Nato libero “; testimonial d’eccezione per il videoclip il Campione del mondo WBC, e vincitore de “L’’Isola dei Famosi “, Giacobbe Fragomeni.
Valentino Negri, che vive da sempre le leggi del rock, consapevole dell’oppressione che quotidianamente incombe su coscienze ed operati, cerca di trasmettere attraverso questo brano, una necessità vitale di ribellione mentale ai meccanismi governativi e sociali inducendo cosi l’ascoltatore a ragionare sulla totale assenza di libertà e sulla vitale necessità di riscatto.
Integrità artistica ed onestà intellettuale quella di Valentino Negri, che incurante di tutto il movimento
“ politically correct ”, compone un testo, quello di “ Nato libero “ che non le manda di certo a dire.
Straordinario poi il modo con cui riesce, ancora una volta, a conciliare il sound cosi internazionale con la lingua italiana; una impeccabile combinazione di suoni e parole che fanno arrivare il messaggio forte e chiaro.
“Questo pezzo e questo brano vogliono essere un messaggio di speranza e di riscatto , una scossa per tutti quelli che cercano la forza per continuare a combattere per quello in cui credono fino all' ultimo round, come direbbe Giacobbe” .
“Sia il testo che le immagini del videoclip cercano di scuotere le coscienze verso una rivoluzione che vuole e deve essere mentale e culturale”. “Perché' la rivoluzione dobbiamo farla dentro di noi nel modo di vedere le cose , senza aspettare che cambino da sole o che lo facciano i grandi poteri o le istituzioni per noi, perché affidandoci a loro non cambieranno mai”.
“ Il sistema si cambia solo se saremo noi i primi ad avere consapevolezza di ciò che ci circonda senza aver paura, o abbassando la testa; e' un cambiamento di pensiero e di vedute che ci restituisce la libertà; solo così possiamo far implodere le strutture di questo meccanismo sempre più corrotto e malato”.
“ Se l'uomo ha paura della sua libertà, dovrebbe aver terrore dell'oppressione dei diritti e delle libertà di pensiero in cui siamo, nostro malgrado, vittime oggi giorno. Ma dobbiamo iniziare tutti prima da noi stessi, dai nostri pensieri; questo e' il messaggio: “ perché siamo nati liberi, io sono nato libero e tu sei nato libero, e tu decidi di cambiare se lo vuoi , perché il cambiamento parte sempre da dentro , dal profondo” . (Valentino Negri)
“ Nato libero “ è un brano scritto e composto da Valentino Negri, è arrangiato dal maestro Alessandro Tuvo, e registrato e mixato presso lo studio Fusix di Andrea Fusini.
Sotto la direzione artistica di Valentino Negri, firma la regia del videoclip di “ Nato libero “ Francesco Rotunno;
“ e' un video volutamente molto grezzo e girato in low budget per stare in linea con il significato delle immagini e quello che vogliono trasmette “ (VN),
ambientato tra la Palestra AP Pavia , con il supporto del maestro e direttore sportivo Giancarlo Mezzadra e del Presidente Avv. Niutta e la Palestra di Rozzano Kick and Punch di Angelo Valente , entrambi sinonimi di casa per gli allenamenti di Giacobbe.
Special Vip : Giacobbe Fragomeni che interpreta se stesso nell'alter ego dello spettatore , trasmettendo tutta la rabbia per l'attuale condizione mondiale che ci circonda e che porta le coscienze a ragionare sulla ribellione nei confronti di un sistema che opprime sempre di più lo spirito libero con cui nasce l'uomo, lottando per il RISCATTO, senza mai arrendersi .
“ Giacobbe ed io siamo amici da quando ci allenavamo insieme nella “mitica ASD boxe Voghera” , con noi, il leggendario Giovanni Parisi.
PIER MAZZOLENI “GENTE DI TERRA” È IL NUOVO ALBUM DEL CANTAUTORE BERGAMASCO
Un
disco che abbraccia la canzone popolare d’autore descrivendo un
mondo e un tempo assediati dalla mancanza di libertà creativa dalla
quale, chi crede ancora nel potere dei sogni, cerca di scappare.
Quinto
disco - il suo quarto in studio di Mazzoleni – “Gente di terra”
raccoglie le sensazioni
e le sfaccettature di un autore che ha bisogno di scoprire se stesso
e il mondo che lo circonda,
tentando di scappare dalla mancanza di creatività che colpisce
questo tempo. Non ci sono muri o linguaggi complicati, né bavagli o
fili conduttori: ogni canzone ha un suo perché e proprio per questo
motivo il disco può essere considerato un album in cammino. Il
viaggio di una società in espansione che ha, spesso, paura del
cambiamento.
Pier
Mazzoleni si espone a sonorità nuove e diverse dalle sue precedenti
esperienze, staccandosi
dal jazzy
che lo aveva contraddistinto.
«E’
una scelta obbligata e al contempo naturale”, dice
lui stesso, “per non
cadere nell’obbligo di un arrangiamento scontato. Ho sentito il
bisogno di spaziare e uscire allo scoperto perché l’anima mi
tormentava da un po’ con la canzone popolare. E mi sono aperto alle
collaborazioni. Ventura oltre che essere un bravo scrittore è anche
un amico e mi sono trovato subito in linea con il suo modo di
percepire la vita, con il suo scrivere».
PIER MAZZOLENI
Le
potenzialità di questo album, orchestrato o proposto acustico al
solo pianoforte e voce, sono diverse. E’ un disco versatile e
giovane che sceglie di lasciare poco spazio all’improvvisazione
strumentale. Come se
tante pedine cangianti componessero un quadro che a ogni ascolto
appare diverso.
Track
by track
- Un giorno un uomo. Un tributo, dal sapore spirituale, e non religioso, all'uomo che ha saputo percorrere i suoi sogni e gli ideali. Quell'uomo che ha attirato a sé le più svariate genti solo con la forza della parola.
- Dolce Maddalena. La storia di una donna in cerca dell'amore del suo Dio. È il suo sentimento più puro che si mischia con l'enfasi di un amore carnale. La chitarra si lancia in un susseguo di note spagnoleggianti.
- Volo. Il viaggio di chi sa allontanarsi dal mondo caotico per ritrovare se stesso. "La vita è un viaggio", dice l'autore, e certamente è così. La vita è il più bel viaggio del mondo, da compiere senza pregiudizi.
- Uomo di legno. Una traccia del percorso mistico, parte sostanziale di questo album. Un brano che scorre a suon di canzone popolare, sull'incedere arpeggiato della chitarra. È la vicenda di un uomo "di terra e di mare", come si canta.
- Gente di terra. Il fischio iniziale, le voci a rincorrersi come in un grande mercato, gli strumenti atipici, sono i primi segnali della canzone Gente di terra. Una infinita marcia sul globo tra amare illusioni di piedi in movimento e voci che hanno ancora coraggio di farsi sentire. Gente a cui "la vita promette", mentre "la morte la osserva", come scrive Pier.
- Il terrorista Jo. Il disco è in buona parte un concept album, Il terrorista Jo evidenzia quel senso di profonda amarezza di un uomo evaso dalla galera; uomo innocente a suo dire. Quando tutti lo considerano un criminale lui grida "Non sono io quello là no non sono io". Per affinità, l'autore, accosta questa storia alla stessa vita di Dio.
- Una rosa che non c’era. In Una rosa che non c'era si respira un'atmosfera di pace. Si evince anche qui che questo è un progetto in forte movimento. La fisarmonica trasporta il brano in una dimensione popolare ricca di pathos.
- Sono Dio. Forse l'apice di questo percorso. È proprio Dio che racconta il quotidiano, senza cliché, è una voce aperta e priva di caos. La melodia facile si unisce alle metafore testuali. L'assolo giunge al momento propizio per essere gustato in totale libertà.
- Esmeralda. Una ballata d'altri tempi. Caustica ma reale, il cui protagonista, Sigismondo, sa di essere il carnevale di fronte alla donna che ama, da lui paragonata al Natale. Nella parte finale un flauto dal sapore medievale si lancia in un dolce e magico giro di valzer.
- Cambiamento. Lo specchio dei nostri giorni. Una canzone nella quale i logori e ormai ammuffiti conformismi si scontrano contro chi ha desiderio di evoluzione, chi ha necessità di cambiare le cose. La strofa è in italiano e il ritornello in lingua portoghese. "È solo uno sguardo che trasforma il mondo", sussurra alla fine l'autore, su una chitarra spagnola suadente. La stessa frase viene riproposta nel ritornello, chiave di tutto.
- Per chi. Una poesia fatta di frasi da ricordare, da appendere come tanti post-it, pezzi di vita quotidiana. Un mutamento agognato, quello a cui Mazzoleni ambisce per un mondo che hai il dovere di rinnovarsi. Un'altra canzone di viaggio, in cammino, per chi sa come viaggiare.
BIO
Pier
Mazzoleni è un cantautore che miscela la sua storia alle
composizioni, raccontate con pochi ed essenziali elementi, con
l’emozione costante del rapporto col pubblico. Racconta testi che
profumano di mare, di orizzonti e ironie metropolitane, di club
fumosi, di amori, di sè e di ciò che ne rappresenta il contrario.
Le
sue canzoni sono intrise e grondanti di jazz e di swing, di ritmi
latini, di America, di ricordi e di passioni, di storie comuni. Ma
anche e soprattutto di racconti popolari e di attenzione per i più
deboli.
Muove
i primi passi nella musica a 9 anni, come fisarmonicista popolare, e
ben presto grazie alla tecnica acquisita, passa alla musica classica
con il suo strumento. Ottiene buoni piazzamenti in alcuni concorsi
regionali. I Fratelli Toti e Mino Spallino del gruppo Le
piccole ore, lo
scoprono e lo fanno partecipare al dopo Festival
di Sanremo ripreso in
tv da La Bussola di Viareggio, nel Febbraio del 1983 (a quindici
anni); lì Pier si esibisce con il gruppo dei Made
in Italy con i quali presenta
la compilation Discotangotanz,
prodotta dall’etichetta Alpharecord di Milano. Segue una tourneè
di concerti e dirette radio-televisive in Italia con la
partecipazione al programma Domenica
in presentato da Pippo
Baudo. Il periodo successivo, serve per sperimentare alternative alla
musica; risulterà logoro ma al tempo stesso fervido di creatività.
Ogni elemento viene trattato con cura; dietro allo chansonnier,
c’è tanto lavoro, a corollario di un aspetto genuino. A Pier
appartiene una voce forte nel timbro a tratti dolce e teatrale che sa
esprimere il significato delle parole; come a sottolinearlo, quasi
aspetto dominante delle sue canzoni: “La
musica che scrivo è accompagnamento ai miei testi, che però vivono
di armonia e con essa si intrecciano”. I
testi scorrono lungo un asse immaginario, in una dimensione intuitiva
e spesso da Crooner.
E non è raro scorgere nei suoi scritti parole, modi di dire o
inflessioni francesi, reali o inventate. Pier esce allo scoperto con
tutte le carte che può giocare; quella del musicista, del cantante e
autore, quella del teatrante.
Gli
è naturale la formula del "Solo
voce-pianoforte". In
concerto Pier libera se stesso, il che contribuisce a creare un ponte
continuo con il pubblico.
Costituisce
il “PM Acoustic
Quartet” gruppo
attraverso il quale, oltre al suonare i brani più importanti della
musica italiana (soprattutto le canzoni della scuola genovese, e su
tutte quelle di Luigi Tenco con cui ha un legame forte e
indissolubile), sperimenta generi alternativi e collabora con
musicisti del panorama pop jazz italiano. E’ direttore del Centro
Emotivo Musicale, la scuola di musica da lui fondata a Bergamo nel
2003, presso cui insegna pianoforte e fisarmonica.
È
ospite di Red Ronnie per l’intervista e concerto sul palco dei Miti
della musica di Bologna.
E’
finalista al Premio Donida 2010.
Nel
gennaio e febbraio 2013, in trio (con il percussionista senegalese
Dudù Kouate e l’hammondista-fisarmonicista Alberto Sonzogni),
porta in giro il tour teatrale “È
un uomo”
in cui, con la formula a lui più congeniale del teatro canzone,
presenta i brani dei suoi dischi, nella duplice veste di
cantautore/pianista e attore recitante. La regia dello spettacolo è
della regista Rai Silvia
Barbieri.
Escono diverse recensioni, su tutte quelle su Il
Giorno
e sul Corriere
della sera.
A
ottobre 2013 tiene alcuni concerti in duo acustico, piano e chitarra,
a Parigi e a Saint Baux in Normandia prodotti da La
fabrica quoi.
Il
20 dicembre 2014 è sul palco del Pala Facchetti di Treviglio con
Paolo Vallesi, Andy dei Bluvertigo e Luca Napolitano per un omaggio a
Jenni Cerea.
Il
21 marzo 2015 è ospite al “Primo Memorial Luigi Tenco” presso il
Teatro della Ruggine di Acquiterme, dove presenta una sua
rivisitazione jazz di Vedrai
vedrai
e alcune sue composizioni dal disco La
tua strada.
Ha
formato una orchestra a suo nome di 9 elementi, a metà tra il jazz e
la classica.
Il
28 maggio 2014 ha visto la pubblicazione, con la casa editrice David
and Matthaus, Dicembre
mai cercato,
il suo primo romanzo, presente nei cataloghi Feltrinelli e Mondadori.
Tra ottobre e dicembre 2014 ha tenuto 15 presentazioni, quasi tutte
con concerto a seguire. Pier è autore di diversi racconti brevi e di
circa 200 poesie, scritte in un intervallo di tempo che va dal 1998 a
oggi e non ancora pubblicate. Portano
la sua firma i progetti musicali, primo tra i quali “L’Isola
canzoni d’autore” del
2006, disco pop jazz, condiviso con un piccolo gruppo di musicisti di
chiara fama. Registrato tra Maggio e Giugno 2009 “La
tua vera identità”,
il suo secondo lavoro, un cd con 12 brani, di cui Pier è compositore
e produttore artistico. Il terzo disco dal titolo “La
tua strada”,
uscito a Gennaio 2012, è stato registrato tra Giugno e Settembre
2011 e contiene 13 canzoni inedite. Il nuovo lavoro, il cui il
singolo omonimo è uscito in diverse radio italiane, è scritto,
composto e pre-prodotto dallo stesso autore, per l’etichetta
Oddtimesrecords e distribuito da Egea Italia. Il
29 marzo 2016 è uscito il suo secondo romanzo, Il
destino di Ippolita, edito
dalla casa editrice Silele. Il
suo quarto album di inediti, Gente
di terra,
è
lo specchio del nostro tempo, è il riflesso di popoli che si
spostano sulla superficie del globo; sono le voci degli uomini in
cammino, uomini che cercano il loro posto. A fronte di altri uomini
che hanno paura del cambiamento. E questo nuovo lavoro è anche la
parola spirituale di qualcuno che si è sacrificato per l’umanità.
Contatti
e social
Renée by Philippe Rouge: one color, bicolor.. forget the rules and see the world through our lens.
martedì 27 settembre 2016
Attività di prevenzione sulla droga
Nella provincia di Firenze la lotta alla droga, grazie al "Dico no alla droga", sta andando veramente bene. Il gruppo continua a rifornire di opuscoli “La verità sulla droga”ai commercianti del centro di Firenze e di altre piccole attività in periferia. Una distribuzione capillare che sta dando i suoi frutti.
L’opuscolo che sta venendo distribuito inizia parlando della cultura della droga, per poi passare a “Perché le persone fanno uso di droga?” e poi “Come funzionano le droghe?” e per finire con “Le droghe influiscono sulla mente”. Sempre nell’opuscolo ci sono delle informazioni essenziali sulle droghe di uso comune. Le droghe che vengono menzionate sono: alcol, cannabis, marijuana, hashish, ecstasy, cocaina, crack, ritalin, crystal meth e metanfetamine, eroina, LSD. Ogni droga riportata nell’opuscolo menziona gli effetti a breve e lungo termine di ogni droga come pure i nomi più comuni che vengono utilizzati per definirle. I volontari credono fermamente che l’uso/abuso di droghe nella nostra società è frutto di una cultura che ti fa usare le droghe per “sballarti”, trascurando tutti gli effetti devastanti che esse comportano. I volontari del gruppo del Dico no alla droga si rifanno al motto del filosofo e umanitario Ron Hubbard che dice: "Le droghe privano la vita dalle gioie e dalle sensazioni, che sono comunque l'unica ragione di vivere".
Il gruppo ringrazia vivamente la Chiesa di Scientology di Firenze la quale sostiene la campagna.
NOBILI RUBINETTERIE: IN FASE DI DEFINIZIONE IL PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UN POLO DI RICERCA E SVILUPPO IN SVIZZERA CANTON TICINO LOCALITA' LONDRINO - BELLINZONA
Woytek “Habemus Papam. Il gallo è morto”
In occasione del Giubileo della Misericordia, l’installazione dell’artista di origini polacche da anni attivo in Germania Woytek “Habemus Papam. Il gallo è morto”, ospitata nella suggestiva struttura di archeologia industriale dell’Ex Cartiera Latina dal 1° al 16 ottobre 2016, è costituita da una scultura in bronzo di cm. 250 raffigurante un Vescovo con in mano un gallo e da pannelli con disegni preparatori. “La tematica è quella del libero arbitrio in relazione all’intervento divino quale si presenta nel brano evangelico relativo al tradimento di Pietro: prima che il gallo canti mi rinnegherai tre volte”. (S. Severi).
LASCIATEVI STUPIRE DAL SEMIPERMANENTE MI-NY STAR ISLAND!
GRANDE SUCCESSO DI PARTECIPAZIONE ALL’OPEN DAY ORGANIZZATO DA SNAIDERO PER FESTEGGIARE I 70 ANNI DI STORIA
ORTOPEDIA CASTAGNA SCEGLIE L’AGENZIA WE\GO PER IL NUOVO SITO
lunedì 26 settembre 2016
JANIS by Philippe Rouge: like the sun… follow it with style and be classy. There isn’t only black or white……see the world through our lens!
"L'ottobre dell'economia" di Nobili Rubinetterie: il primo convegno verterà sul tema “Il 2016 dell’economia, tra crisi, ripresa e (de)crescita. Quale ruolo per il made in Italy?”
Intervista di Alessia Mocci a Giovanni Nebuloni per l’uscita di “Inferno a Milano – La nota nella nota”
Lo
scrittore milanese Giovanni Nebuloni è proofreader di traduzioni da russo,
tedesco ed inglese nella sua società. Nel
2010 fonda la Fact-Finding Writing (scrittura conoscitiva o scrivere per
conoscere), una sorta di conoscenza pari o forse superiore rispetto ai
paradigmi del saggismo filosofico, storiografico o scientifico.
La
sua prima pubblicazione risale al 2007 con “La polvere eterna” (Edizioni
di LucidaMente), segue nel 2008 “Il disco di Nebra” (inEdition Editrice) e
“Fiume di luce” (Il Filo), nel 2011 pubblica “Dio a perdere” (Prospettiva
Editrice), e nel 2012 pubblica il suo
quinto romanzo “Il Signore della pioggia” (I libri di Emil). Del 2013
“Viaggi inattesi” edito da Amande, segue nel 2014 “L’umile forma
dell’immortalità” edito da I libri di Emil, del 2015 “Nel nome dell’Universo”
per 13Lab, e per la stessa casa
editrice troviamo nel maggio 2016 il suo
nono ed ultimo romanzo “Inferno a Milano. La nota nella nota” di cui oggi
parleremo in modo approfondito con lo stesso autore.
Un
gruppo di sicari appartenenti ad una congrega russa, la
protagonista femminile ormai costante nei romanzi dell’autore, la musica che
interagisce con i metalli alterandoli, la velata citazione ad Isaac Asimov, l’uso caparbio del Fact-Finding Writing,
ed altro ancora nell’action-thriller “Inferno a Milano. La nota nella nota”.
Ma
sarà Giovanni Nebuloni a raccontarci qualcosa di più,
e spero che le sue parole possano incuriosirvi abbastanza portandovi non solo a
leggere il suo nono romanzo ma anche i precedenti che consiglio vivamente.
A.M.:
Ciao Giovanni, è un piacere rincontrarti dopo quattro anni dall’uscita de “Il
Signore della Pioggia”, ed in tutto questo tempo sei stato uno scrittore
prolifico ed attento. Oggi parleremo della tua ultima fatica “Inferno a Milano
– La nota nella nota” edito da 13Lab Editore Milano, con il quale hai
pubblicato anche “Nel nome dell’Universo” nel 2015. Questa tua conferma
editoriale mi fa dedurre che tu ti sia trovato molto bene con la casa editrice
e questo non può che farmi piacere. Ma iniziamo pure “l’interrogatorio”…
Possiamo definire “Inferno a Milano – La nota nella nota” un action-thriller
con una trama ad incastro che ricorda le matrioske. Il sottotitolo è
esplicativo “La nota nella nota”. Ci puoi narrare la logica che ti ha portato
alla stesura del romanzo e la scelta didascalica?
Giovanni Nebuloni: Ciao a te e a tutti i miei lettori e… grazie. Per rispondere a questa
tua prima domanda, seguo i dettami della corrente letteraria da me fondata nel
2010, della quale si parla anche qui, in questa stessa intervista
successivamente. Pertanto, le mie storie devono essere innanzitutto nuove,
originali. Ho sempre molto da raccontare. Da parecchi anni, annoto in file
qualsiasi idea di narrazione che ritengo possa essere degna di nota e in ogni
momento posso andare a ripescarne una o più e svilupparle. Nella stesura di
questo romanzo – il nono – ho voluto evidenziare come un corpo estraneo, un’entità
straniera possa mettere a rischio, far traballare le fondamenta, seppur solide,
d’una metropoli, e minare quindi il mondo. Di conseguenza il messaggio è: “Non
abbassiamo mai la guardia, perché il male è una bestia insonne”.
A.M.:
Massimo Ferlinghetti, nell’introduzione di “Inferno a Milano – La nota nella
nota”, trattando la questione pubblicità e fortuna paragona l’artista ad un
atleta che salta in alto, ma sono i giudici di gara a stabilire l’altezza del
salto. Trovo molto seducente questo parallelismo e ritengo sia davvero
appropriato. Che cosa hai provato leggendo le parole di Massimo?
Giovanni Nebuloni: Massimo Ferlinghetti è colui che ha eseguito anche l’editing del
romanzo di cui stiamo parlando. È un giornalista free-lance e conosce l’ambiente.
A.M.:
Una peculiarità che vorrei mettere in luce è che il romanzo presenta 290 pagine
ma, la sottile e raffinata trama si svolge in sole 80 ore. Restando sulla
numerologia: in quanto tempo hai scritto “Inferno a Milano – La nota nella
nota” e quanto è durata la revisione prima della stampa definitiva?
Giovanni Nebuloni: Il tempo circoscritto in pochi giorni è una caratteristica di tutti i
miei romanzi, affinché la narrazione sia incalzante e perché il lettore, una
volta che mi abbia preso con sé, non mi abbandoni tanto presto, non prima
dell’ultima pagina. La realizzazione di questo romanzo ha richiesto due anni
circa e non prevedo mai una fase specifica, a sé stante di revisione, ma
un’attività continua di limatura e avanti e indietro, che avviene contemporaneamente
alla scrittura. Per esempio, arrivato a pagina duecento, è facile che mi senta
di riprendere i due capitoli da pagina dieci, rivederli e passare alla pagina
cento prima di tornare alla pagina duecento. Il mio è un lavoro che implica un
andirivieni ininterrotto, fino alla stesura definitiva.
A.M.:
Un particolare inquietante di “Inferno a Milano – La nota nella nota” è la
scena del night nel centro di Milano, nel quale l’assolo di un sassofono attiva
la sconvolgente auto-chiamata dello smartphone di uno dei personaggi. Quale
rapporto hai con la musica e quanto il sassofono, oltre ad esser incastonato
nella copertina, è per te simbolico?
Giovanni Nebuloni: Mio padre suonava sax contralto (marca Grassi), sax tenore (Selmer) e
clarino in si bemolle (Buffet Crampon). Non ho dedicato questo romanzo in sua
memoria perché l’ho già fatto con il mio settimo romanzo, “L’umile forma
dell’immortalità” (anche in questo la musica è fondamentale). Faceva anche
jazz, non con la tecnica di Parker o Coltrane, ma con lo stesso trasporto, con
lo stesso cuore dei più grandi jazzisti e io conosco il sax, si può asserire,
da prima di nascere, quando ancora nel grembo di mia madre e la musica jazz,
classica e rock è parte imprescindibile della mia vita. Ora, in realtà, il sax
del romanzo fa sì che uno smartphone chiami se stesso con “la nota nella nota”
del sottotitolo del romanzo, cioè un particolare modo di suonare assolo jazz
del quale, per ovvie ragioni, non posso dire altro e lo scoprirà il lettore.
Qui posso dire invece che un tale evento non è scientificamente e tecnicamente
impossibile. Infatti, un suono – un fenomeno fisico paragonabile al moto ondoso
dell’acqua – con determinate altezza, intensità e timbro può far vibrare per
risonanza certi materiali, anche i micro componenti dei circuiti hardware, cioè
del microprocessore, di un cellulare, e far sì che i componenti cambino di
stato. I computer ragionano in binario: 0 e 1 e se le note del sassofono fanno
cambiare di stato a più componenti – da 0 a 1 o viceversa – è possibile che le
note del sax causino la formazione della sequenza di 0 e 1 che costituisce la
chiamata del cellulare a se stesso. En passant, qualcosa di simile accade nel
film Eagle Eye del 2008, con i noti attori hollywoodiani Shia LaBeouf e Michelle
Monaghan, ispirato al racconto di Isaac Asimov “Tutti i guai del mondo” e dove
le note di una tromba innescano un ordigno esplosivo.
A.M.:
Ed ora la domanda nasce spontanea: gli eventi narrati sono in toto partoriti
dalla tua immaginazione oppure attingono dalla realtà milanese?
Giovanni Nebuloni: C’è una parte di realtà: quante società russe (e orientali) hanno
acquistato e stanno trattando l’acquisto di immobili e altre società milanesi?
Si pensi alla partecipazione russa alla Pirelli, anche ai proprietari russi
delle squadre di calcio del Chelsea, del Monaco, del Bari, e ai cinesi di Milan
e Inter. Questo mio ultimo romanzo si potrebbe condensare come: “In bilico tra
realtà e fantasia, l’acquisizione economica di Milano da parte di un’organizzazione
russa è il preludio alla conquista del mondo” e più nello specifico, la
narrazione di “Inferno a Milano – La nota nella nota” s’avvia in una prima
serata di settembre. Siamo a Milano, in viale Regina Margherita. Una zona
residenziale, in un palazzo d’epoca dove i due figli del più grande possidente
italiano stabiliscono il parricidio, poco dopo vengono invece assassinati,
assieme al padre e a cinque guardie del corpo. I sicari del commando
appartengono a una confraternita russa e dileguandosi dal luogo dell’efferata
strage – l’edificio a cui hanno appiccato un devastante incendio per
distruggere qualsiasi traccia del loro intervento –, s’imbattono in una volante
della polizia, sopraggiunta per constatare gli effetti del rogo. Ne colpiscono
a morte l’agente alla guida e per circostanze a lei favorevoli, risparmiano la
vita a Livia Ferrari, la collega sul sedile a fianco. Un ispettore non ancora
trentenne che sta svolgendo indagini inerenti a misteriose e molto consistenti
compravendite immobiliari e di società, in Lombardia e a Milano in particolare
e la protagonista del romanzo. Segue immediatamente quella che sarà una chiave
della trama (si veda il sottotitolo “La nota nella nota”). Cioè la strana,
inquietante e, almeno per la confraternita, intrigante funzione dello
smartphone d’un monsignore cattolico – un membro della confraternita – che, in
un night in centro a Milano, senza intervento alcuno da parte dell’utente, ma
alle note di un assolo di sassofono, chiama se stesso (“la nota nella nota”).
Il monsignore abbandona precipitosamente il night. Si reca da una suora
ortodossa amica, nella vicina chiesa ortodossa di San Vito in Pasquirolo, a
pochi metri da San Babila, dove, per un litigio con uno dei sicari di cui
sopra, il monsignore viene ucciso. La confraternita inquina la scena del
delitto e l’ambientazione si sposta a Tula, una città a cento chilometri da
Mosca. Nell’enorme caverna sotterranea ricavata alla sua periferia, e abitata
da un migliaio di devoti fedeli, il capo della potentissima confraternita
conferma subito che un cellulare che chiama se stesso può essere di
fondamentale importanza per la confraternita. In quanto per la stessa – o per
l’associazione religiosa anche criminale derivata da antiche sette russe –, per
i lori riti, una certa musica è imprescindibile. Con il compito di stabilire
l’esatta situazione attuale milanese, e di fare piena luce sulle
caratteristiche della “nota nella nota”, il capo delle sette risorte destina a
Milano, in incognito, uno degli adepti, il ministro per l’economia della
Federazione Russa. Siamo tornati dunque a Milano, da qui non ci si sposterà più
fino alla scena finale e… ma stiamo parlando di un thriller e andare oltre non
sarebbe opportuno…
A.M.:
“Inferno a Milano – La nota nella nota” e Fëdor Michajlovič Dostoevskij: che
cosa accomuna il tuo romanzo al grandissimo scrittore e pensatore russo?
Giovanni Nebuloni:
Il caro Dostoevskij scrive delle sette russe di cui parlo in questo mio ultimo
romanzo nei suoi romanzi “I demoni” e “L’idiota”.
A.M.:
Ripercorrendo il tuo passato penso sia doveroso citare la corrente letteraria
che hai fondato nel 2010, la Fact-Finding Writing, che si occupa di scrittura
conoscitiva o per dirla in altre parole “scrivere per conoscere”. Anche
quest’ultimo tuo romanzo è un esempio concreto di commistione tra linguaggio
cinematografico e linguaggio letterario in una sorta di visione continua dei
personaggi che vengono esposti al lettore come se fossero ripresi da una
telecamera nascosta. Quanto è grande la tua passione per il cinema?
Giovanni Nebuloni: Devo prima dire in breve cos’è la Fact-Finding Writing, o FFW, e cioè,
con l’umile spirito dell’artista artigiano – d’una persona che ama il proprio
lavoro e che opera per realizzare se stesso e offrire qualcosa agli altri –,
l’obiettivo della FFW – scrittura conoscitiva o scrivere per conoscere,
mediante la narrazione – è di conoscere e non smettere di conoscere. Non
conosco altre correnti letterarie attualmente vive non solo in Italia e scopo
della FFW è, fondamentalmente, la trasposizione e la trasformazione
dell’impulso naturale, congenito nell’uomo, che tende alla conoscenza, mediante
la parola scritta, di solito più ponderata dell’espressione soltanto. Ciò che
ci differenzia da qualsiasi altra forma di vita su questa terra è la parola
scritta. Siamo diventati ciò che siamo, ci siamo evoluti grazie alla scrittura
e non vedo perché grazie alla scrittura non si debba conoscere ulteriormente.
La letteratura può comprendere qualsiasi altra attività mentale, dalla scienza
alle religioni. Il contrario non è vero e perché, tramite la letteratura, non
cercare di avvicinarsi al segreto dell’universo? C’è forse qualche disciplina o
credo che possa asserire, che sia in grado di provare la determinata verità di
una teoria scientifica o l’esistenza, reale e razionalmente dimostrabile, di un
Dio? A proposito del nome, mi domandai come chiamare questo indirizzo culturale
e ricordai che “Fact-Finding Writing” è un’espressione utilizzata nel
linguaggio forense americano, per indicare l’indagine sui fatti durante un
procedimento giudiziario, mentre nella comunicazione è la scernita per
importanza delle notizie. Decisi di prendere tale espressione e rivolgerla
all’indagine generale e universale che solo la letteratura può svolgere. E poi
l’inglese sta diventando sempre più la lingua universale e non c’è un italiano
che non mastichi, almeno un poco, la lingua di Shakespeare. Il logo della FFW
non poteva essere che la fotografia della Via Lattea, la nostra galassia…
perché una fotografia dell’intero universo non esiste ancora. Il cinema? Per un
romanziere del XXI secolo tenerne conto è imprescindibile. Siamo nell’era delle
immagini e il mio stile tiene d’occhio il terzo occhio, il cinema, più che il
teatro. “Nell’ottica” stilistica, obiettivo della FFW è avvicinare il
linguaggio cinematografico al linguaggio letterario. Vorrei che per il lettore
la pagina diventasse “una videata da leggere” – non solo mediante dispositivi
digitali –, uno “schermo di carta” che però si possa piegare fisicamente. I personaggi
vengono “ripresi” come da una telecamera, con la quale ci si addentra però
anche nell’interiorità, dentro la psiche. Nei miei personaggi, tendenzialmente
m’immedesimo come può fare un attore alla Strasberg o Stanislavskij. Come in un
film, i personaggi si descrivono anche attraverso le loro parole. I dialoghi,
anche privi di didascalie, vorrebbero far sì che la pagina su carta o a video
venga percepita come “una visione continua,” cioè sempre come in un film.
A.M.:
Ci sono in programma presentazioni di “Inferno a Milano – La nota nella nota”?
Puoi anticiparci qualcosa?
Giovanni Nebuloni: Sono previste alcune presentazioni a Milano, per esempio in una
libreria prossima all’Università della Bicocca milanese, in uno o più circoli
culturali, ma si devono stabilire ancora le date. Con la casa editrice, 23Lab
Editore Milano, parteciperò alla manifestazione “BookCity” che si terrà a
Milano a novembre, e alla prossima Fiera del Libro di Milano nell’aprile 2017.
A.M.:
E come mio solito, a fine intervista, mi piace chiedere di salutare con una
citazione…
Giovanni Nebuloni: Una citazione che rispecchia lo spirito di tutti i miei romanzi, che si
concludono sempre con un moto deciso e inarrestabile verso la speranza, una
citazione da Pene d’amor perdute del caro William Shakespeare: “Nei momenti estremi, il tempo conforma tutte
le cose alla sua estrema urgenza e spesso, proprio al culmine della parabola,
risolve in un punto quello che in lunghe stagioni non era riuscito a risolvere.”
Written
by Alessia Mocci
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