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mercoledì 19 ottobre 2016

La musica salentina come manifesto d’identità


La pizzica, in Salento, non è solo la musica popolare tipica ma parte integrante di un sistema di costruzione di identità, fonte di ricostruzione storica e laboratorio sperimentale in continuo divenire. Chiunque abbia trascorso più di qualche giorno presso un hotel o un b&b con piscina Salento ha avuto modo, per le strade, le piazze e gli spazi eventi, di familiarizzare con una musica che è coinvolgimento, narrazione, concretizzazione di antefatti, trascorsi e vissuti. E, con ogni probabilità, si è lasciato trasportare dalle sue liriche forsennate.

La storia della pizzica

Già in epoca pagana, la tarantella salentina era centro nevralgico della cultura contadina. La donna dell’epoca, ricurva sui campi a raccogliere il tabacco, viveva in uno stato di subordinazione; la società patriarcale del tempo poneva la donna in un rapporto di subordinazione gerarchica, schiava del timore di andare incontro alla disapprovazione sociale. Le passioni e gli istinti venivano repressi, mettendo a dura prova la sanità mentale della popolazione femminile. Il ragno, la taranta, l’animale archetipico che si fece incubatore di ogni repressione era colui che, mordendo la donna in campagna, la costringeva a uno stato di trance, in cui non una possessione ma un rapporto armonico legava l’aracnide alla vittima, che iniziava a ballare sulle musiche di tamburi, violini, flauti, nacchere.

La cristianizzazione della pizzica

Le pulsioni che, in un primo momento, vennero inglobate nella poetica di Dioniso, non vennero accettate dalla cultura cristiana che, preso atto dell’impossibilità di estirpare un fenomeno tanto radicato, lo inglobò nelle proprie architettoniche simbolico-culturali. San Paolo fu decretato come sacerdote della pizzica, il suo culto si diffuse in tutto il Basso Salento con prepotenza, le donne continuarono a ballare in simbiosi con il ragno. Per secoli ancora.

La tradizione, nella sua drammatica autenticità, sopravvisse fino alla fine dell’800 per poi sparire nel nulla. Restarono pochi scritti, qualche artista che già ne rappresentava le melodie sotto la luce dell’epopea e della narrazione più che sotto quella della terapia. per decenni la pizzica sopravvisse sottopelle, fino a quando non furono le accademie universitarie ad attivare quel processo di recupero e di ri-attualizzazione culminato con la nascita della Notte della Taranta, nel 1998. La pizzica venne convertita in chiave pop, trasformata in momento ludico, sfrenatezza, attuazione dei sensi e delle passioni in una cornice estetizzata e privata degli aspetti più angosciosi. Fino ad oggi, in un’epoca in cui sono i ventenni stessi ad avvicinarsi ai canti popolari, a sponsorizzarli, a re-inventarli pure. E la storia del Salento si racconta anche così, per mezzo di un genere che rinacque senza mai morire per davvero.

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