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Il brano alternative rock scava nell’intimità del percorso personale dell’artista che lotta da sempre con delle allucinazioni uditive.
Sarà la musica a rilegittimare la sua libertà.
“Senza pietà è l’espressione di un disagio causato dagli acufeni di cui ne soffro da oltre 20 anni. A causa di ciò, ma anche soprattutto grazie a questi continui ed estenuanti ronzii, mi sono avvicinato alla musica in modo più massiccio che mai: in particolare alla chitarra prima, al basso ai sintetizzatori e batteria poi, che mi hanno dato e mi stanno dando tantissimi stimoli e creatività”. Fance
Gli acufeni con cui Fance convive vengono rappresentati come una entità vicina e conosciuta con la quale lui stesso dialoga, ma sono descritti anche come casualità fragili davanti alla bellezza della vita.Tale allucinazione uditiva, finora incurabile, lo ha però aiutato a forgiare il carattere ed a superare molte difficoltà facendolo proiettare in un alter ego dalla grande forza creativa.
Il video rispecchia in pieno la genialità di Nicholas Baldini, il videomaker che ha saputo cogliere a pieno tutto il fastidioso malessere e a rappresentarlo in delle immagini cucite perfettamente addosso alla musica che le avvolge.
Guarda il video su YouTube:
Il singolo anticipa un progetto discografico che deriva da anni di bozze e testi messi in un cassetto che attendevano il momento giusto per uscire fuori e sprigionare nuove emozioni. Tutte le canzoni partono da un giro di chitarra e vestono un sound alternative new wave elettronico. Il disco intitolato INDEEDrappresenta la focalizzazione di vari eventi della vita con tendenze introspettive che, in modo piuttosto decadente, da una parte criticano la fredda società del momento, ma allo stesso tempo si inchinano davanti alla dirompente forza dell’amore.
Radio-date: 29 marzo 2019
Pubblicazione album: aprile 2019
Autoproduzione
BIO
Lo stampo musicale di Fabrizio Fancelli in arte Fance, è radicato principalmente nella new wave elettronica anni 80’/90’ e si ispira a icone quali Depeche Mode, David Bowie, The Cure, Bauhaus e Joy Division. La sua originaria band “Mutazione” infatti parte proprio realizzando cover di questi ultimi. Il percorso di Fance è sempre però stato accompagnato da un parallelo progetto solista raccontato da oltre 30 canzoni inedite, in corso di revisione in base ai pensieri del momento e dall’influenza musicale, rivisitata e personalizzata. La continua ricerca di sonorità e l‘assiduo ascolto di gruppi emergenti nella scena internazionale, hanno indirizzato l’autore sempre verso una originalità di vedute, percepita sia nella musica che nei testi. Il sound di Fance è fortemente caratterizzato da forti cadenze di base ritmica e del basso preponderante che sono delineate da chitarre di differente “acidità” sempre corredate da una immancabile elettronica che talvolta accompagna delicatamente la canzone, mentre in altre la trasporta altrove con prepotenza.
No+Vello e Enza Di Nicola, franchisee di No+Vello, sono i vincitori dei Franchising Key Awards 2019, lanciato da Federfranchising Confesercenti per segnalare e ringraziare le imprese che si sono adoperate di più per il successo del sistema Franchising in Italia ed arrivato quest’anno alla terza edizione.
In particolare No+Vello è stato premiato per la migliore innovazione gestionale, mentre Enza Di Nicola, No+Vello, come miglior Franchisee.
I Franchising Key Award sono stati consegnati nell’ambito dell’Assemblea Annuale di Federfranchising che si è tenuta a Roma lo scorso 28 febbraio presso il Palazzo Confesercenti.
“Lo spirito del premio – spiega il Presidente di Federfranchising Confesercenti Alessandro Ravecca – è quello di valorizzare il successo di quelle imprese che hanno contribuito con il loro lavoro, direttamente o attraverso la rete di affiliati, alla crescita di Federfranchising Confesercenti, tra le più antiche e importanti associazioni dedicate alla rappresentanza, all’assistenza ed alla tutela sia di franchisor sia dei franchisee in Italia. La novità, in questa edizione dei Franchising Key Award, è stata l’introduzione del premio al “miglior franchisee”.
Enza Di Nicola, franchisee No+Vello con 4 punti vendita in Sicilia e con un quinto punto vendita in dirittura di arrivo si è aggiudicata il premio per miglior Franchisee (multi units, cioè con più punti vendita).
No+Velloha ottenuto il riconoscimento per la migliore innovazione tecnologica. In particolare a fare la differenza è stato il software interno, prodotto “in house” da zero e customizzabile al massimo.
“Possiamo affermare – ha detto Antonello Marrocco, Direttore Generale di No+Vello Italy nel ritirare il premio – che in questa categoria siamo sostanzialmente senza competitor, in quanto la maggior parte dei franchising utilizza software acquistati o comunque non costruiti su misura”.
No+Vello (pronunciato alla spagnola, “nomasvejo”) è il franchising internazionale della depilazione permanente a luce pulsata e del metodo Fusion che combina laser a diodo e luce pulsata. In Italia dal 2011, per l’iniziativa dell’imprenditore Antonello Marrocco che importa nel nostro Paese un servizio nuovo, a tariffa unica e con pagamento a seduta. Nel giro di pochi anni No+Vello diventa la più importante realtà nazionale del settore, con 180 centri aperti in tutta Italia, mentre la casa madre è da 5 anni tra i più importanti franchising a livello mondiale nella classifica TOP 100 Franchise Direct, unico brand nel campo dell’estetica.
“Tutto ciò che Dio rivelò ai profeti, fu loro
rivelato o con parole o con figure, o nell’uno e nell’altro modo. Ma le parole,
e anche le figure, o furono vere, e reali al di fuori dell’immaginazione del
profeta in ascolto o in contemplazione, ovvero immaginarie.” ‒ Baruch Spinoza ‒ “Trattato teologico-politico”
In tutte le
librerie virtuali e fisiche dal primo maggio 2019 sarà disponibile “Spinoza e la storia” un saggio critico sul
filosofo olandese Baruch Spinoza (Amsterdam, 24 novembre 1632 – L'Aia, 21
febbraio 1677) comprendente una ricca selezione di saggi curati da Cristina Zaltieri e Nicola Marcucci,
pubblicato nella collana “Il corpo della filosofia” per la casa editrice
mantovana Negretto Editore.
“Per circa tre secoli l’immagine di Spinoza è
stata legata a quella del filosofo metafisico della Sostanza unica che sommerge
nel suo oceano infinito ogni finitezza, ogni singolarità, ogni durata. Così
fino a tempi recenti – e in parte ancor oggi – la letteratura spinozista ha
espunto dal pensiero di Spinoza alcuna possibilità di pensare tempo, durata e
storia in una guisa che, alla lettura attenta dei testi, ci appare ora indebita.”
‒ Cristina Zaltieri
Il saggio si
apre con l’introduzione “Spinoza. Come
pensare altrimenti la storia” di Cristina Zaltieri nella quale sono
illustrate le quattro parti che compongono l’ambizioso e ben riuscito progetto corale
di nuova rilettura del filosofo olandese seguendo la moderna attenzione
riservatagli dai filosofi Gilles Deleuze e François Zourabichvili.
La curatrice antepone il caso di
Gorgia di Lentini
considerato dai più “solo un retore” perché Aristotele non colse ‒ o non volle considerare per motivi
di diversa concezione del mondo ‒ il valore filosofico ed il senso tragico del primo nonché la “portata speculativa della sua riflessione
sul linguaggio, sull’esistenza, sul senso dell’azione umana, sulla conoscenza”.
Così anche Spinoza è stato sin da subito etichettato
secondo lo stereotipo di negatore della storia, un preconcetto che ha
danneggiato fortemente la possibilità di interpretare i concetti spinoziani di tempo e di storia espressi e che ha
alimentato fra i pensatori dell’epoca ‒ e successivi ‒ una guerra
tra detrattori e difensori di Spinoza.
Cristina Zaltieri, in chiusura,
incoraggia il lettore rivelando Spinoza “come pensatore capace
di forgiare lenti per nuove potenzialità di visione del divenire, in grado di
modificare il nostro sguardo sulla storia evidenziandone aspetti sovente
rimossi: la natura di automaton che spesso caratterizza l’agire umano,
l’evenemenzialità mai del tutto assorbita dalla narrazione causale su cui
s’edifica il sapere storico, l’intreccio di pluralità policroniche irriducibile
all’universalismo di un’unica Storia, l’inevitabile radicamento di ogni
narrazione sul fondamento di una memoria immaginativa, il prospettivismo che la
abita, dove ogni prospettiva è sempre incarnata in un corpo finito, per lo più
mosso nei suoi gesti – privati e pubblici che siano – da affetti potenti.”
La prima parte, “Alle radici di una
storia spinoziana”,
inizia con il saggio di Chiara Bottici e
Miguel de Beistegui “Il sifone
teologico-politico: storia sacra e disciplina idraulica degli affetti”,
seguono il saggio di Patrizia Pozzi
“Storia nella Scrittura e storia della
Scrittura. Historia e toledot nel Trattato teologico-politico di Spinoza”;
“Tra natura e storia: il caso degli usi e
dei costumi” di Francesco Toto;
“Memoria di un segno senza storia ‒ Meraviglia, rivelazione e
superstizione secondo Spinoza” di Nicola Marcucci.
“La meraviglia è definita da Spinoza una
«affezione della mente» (affectio mentis). È quindi innanzitutto questa
qualificazione che sembra mettere l’admiratio in linea con la definizione
cartesiana della meraviglia come una passione dell’anima e non del corpo. […]
Il corpo per Spinoza è costituito da una concatenazione di affezioni, che sono
il prodotto dei molteplici rapporti che il nostro corpo − costituito di una
molteplicità d’individui − intrattiene con altri corpi. L’oggetto dell’idea che
costituisce la mente umana è quindi una serie mutevole di affezioni che legano
attualmente il nostro corpo a una serie di incontri con altri corpi nel corso
dell’esperienza.” ‒ Nicola Marcucci
La seconda parte, “Una solitudine
condivisa. Tra precursori e seguaci”, prende avvio con il saggio di Augusto Illuminati “Il
momento machiavelliano in Spinoza”, seguono il saggio di Guillermo Sibilia “Spinoza tra cartesianesimo e spinozismo: sulla temporalità nei Principi
della filosofia di Cartesio, nei Cogitata Metaphisica e nella Lettera
sull’infinito”; “La comune natura (su
Vico e Spinoza)” di Riccardo
Caporali; “Nietzsche e Spinoza contro
la moderna formazione dell’umano” di Cristina
Zaltieri.
“Spinoza viene denunciato da Vico quale
sostenitore del moderno utilitarismo, e del meccanicismo che lo giustifica e lo
contiene. Un parente stretto di Machiavelli, Hobbes, Bayle e Locke: «seguaci»,
costoro, del «caso» di Epicuro, mentre lui (l’autore dell’Etica e del TTP: le
opere esplicitamente menzionate da Vico) deve considerarsi un cultore del «fato»
degli stoici, gli «spinozisti dell’antichità». Cattivo utilitarismo, in ogni
caso, cui va contrapposto il buon provvidenzialismo: il provvidenzialismo della
tradizione cristiana ma anche, e prima ancora, quello dei «filosofi politici»
Platone e Cicerone, in virtù del quale l’utile è non la causa transeunte e
precaria della giustizia, ma al contrario l’«occasione» per l’emergere
dell’idea eterna del giusto: la misura mentale, costante e coerente, delle
utilità.” ‒ Riccardo Caporali
La terza parte, “Contro la lettura
astorica”, vede come
primo saggio “Spinoza e la storia” di
Vittorio Morfino, seguono il saggio
di Thomas Hippler “L’etica dello storico spinozista”; “La storia, la saggezza, la morte. Spinoza e
la destinazione dell’uomo secondo Enrico Maria Forni” di Andrea Cavazzini; “Le regole che gli ebraisti avrebbero potuto dedurre (Natura e
istruzione)” di Homero Santiago.
“Lo spinozismo sarebbe la filosofia
«dell’eterno mezzogiorno», poetica trascrizione del medievale nunc stans.
Questo passo costituisce una sorta di paradigma in relazione alla questione
della rimozione della storia e alle ragioni di questa rimozione: la storia si
perde nell’oceano della sostanza, nell’«abisso della sostanza», per utilizzare
un’espressione cara agli idealisti tedeschi. Dunque, la ragione dell’assenza
totale della storia nella filosofia di Spinoza sarebbe la presenza, l’onnipresenza,
si può dire, dell’eternità. In altre parole, l’immanenza stessa del
Dio-sostanza, la sua temporalità eterna, il suo eterno mezzogiorno, sarebbe la
causa della dissoluzione di ogni forma di temporalità e di storicità mondana.”
‒ Vittorio Morfino
La quarta parte, “Spinoza
oltremoderno”, si
apre con il saggio di Ezequiel Ipar
“Sulla natura e sull’eventualità della
democrazia”, seguono il saggio di Manfred
Walther “La dottrina spinoziana del
conatus come fondamento di una logica evoluzionistica, ovverosia storia della
cultura?”; “Spinoza: storia e
politica in prospettiva” di Maria de
Gainza; “Libertà di Dio, libertà
degli uomini. Sulla storia del popolo ebraico nel TTP” di Stefano Visentin.
“L’aspetto più scandaloso della
filosofia di Spinoza è che egli applica, con profonda coerenza e precisione, i
modelli d’interpretazione causali, esplicativi rispetto alla natura non umana,
anche all’essere umano stesso e alle sue costruzioni sociali, fra cui è incluso
lo stato. Che ciò si verifichi nel caso della psicologia individuale e sociale,
è assodato. Seguendo questa direzione, Spinoza sviluppa infatti una teoria
scientifica delle configurazioni affettive e dei loro mutamenti, con rigore e
capacità esplicativa, e non senza riconoscerne l’originalità.”‒ Manfred Walther
In copertina: Acquarello di Gianni Galafassi
(2018), particolare tratto da “Allegoria della pittura” di Jan Vermeer (1666)
Le librerie, per eventuali richieste
dei lettori, sono
tenute a rivolgersi ai distributori regionali che sono indicate nel sito
Negretto Editore.
Written by
Alessia Mocci
Responsabile
dell’Ufficio Stampa di Negretto Editore
Il cantautore toscano lancia il disco, prodotto da Riccardo “Deepa” Di Paola, che traccia nuovi orizzonti della canzone d’autore italiana. Esposito (cantautore toscano di chiare origini campane e di stanza a Milano) è già noto nell’ambiente alternativo nazionale per aver vinto due edizioni di Area Sanremo (2016 e 2017), per l’apparizione ad X Factor e per la partecipazione al Concertone del Primo Maggio 2018. Esposito è anche autore per Warner Chappel e ha da poco firmato con iCompany per la produzione del suo prossimo album (“Biciclette rubate” – uscita prevista il 22 marzo 2019 su label luovo).
Voglio stare con te
Solo quando sei ubriaca
Le canzoni tristi
Diego
L’amore cos’è
Di recente il cantautore ha pubblicato - per iCompany/luovo - i brani e i video di “Voglio stare con te” (maggio 2018), “Le canzoni tristi” (settembre 2018) e “Diego” (ottobre 2018) ottenendo ampio gradimento dagli addetti ai lavori ed importanti feedback dal pubblico (oltre 100k ascolti Spotify e 150k views YouTube) e “L’amore cos’è”. Ora è il turno “Solo quando sei ubriaca”. Questi 5 pezzi si vanno a sommare agli altri 5 che compongono lo scheletro musicale del disco “Biciclette rubate”.
ETICHETTA: luovo DISTRIBUZIONE: Artist First EDIZIONI: Warner Chappell PUBBLICAZIONE ALBUM: 22 marzo 2019
BIO Diego Esposito, toscano per caso, nasce in un sabato d’agosto del 1986, fuori casa sua c’era il mercato.
Impara presto a camminare e a scrivere canzoni e nel 2017, con la produzione di Zibba, pubblica il suo primo disco “...È più comodo se dormi da me”.
Il suo percorso caratterizzato da numerosi concerti, ha modellato il suo modo di scrivere e lo ha portato a vincere il concorso Area Sanremo sia nel 2016 che nel 2017.
In quegli anni viene scelto per rappresentare il cantautorato italiano a Pechino per l’ambasciata italiana e scrive la colonna sonora dello Spettacolo “Something” in scena al Teatro “New Victory” of Broadway, New York. Dal 2017 firma come autore per Warner Chappell. Nel 2018 si esibisce al Concerto del Primo Maggio in Piazza San Giovanni a Roma e poco dopo firma con la iCompany.
Il singolo “Voglio stare con te” inaugura il nuovo percorso di Esposito, con la produzione artistica di Riccardo Deepa Di Paola, per l’etichetta luovo, al quale segue “Le canzoni tristi”. Il 18 ottobre 2018 viene pubblicato il singolo “Diego”. Il 29 novembre 2018 è il turno del singolo “L’amore cos’è”. L’11 marzo 2019“Solo quando sei ubriaca” anticipa il disco“Biciclette rubate” in uscita il 22 marzo.
Un video a ritmo di tango racconta incertezza e dubbi che congelano la volontà della protagonista come sotto una fitta nevicata.
“L’indecisione può renderci invisibilmente immobili, come fossimo sommersi da neve soffice e gelida insieme. Chi o cosa potrà sciogliere questa immobilità è celato tra i passi inaspettati di un tango.” Rita Zingariello
.
Diretto da Dalia Gravela (come i precedenti “Amsterdam” e “Il canto dell’ape”) e girato presso il TeatroPAT Puppets and Actors Theater, il video elegante e ironico coinvolge ballerini e la stessa Rita Zingariello in un tango passionale accompagnati dalla marionetta di gommapiuma Margot.
Credits
Regia e sceneggiatura: Dalia Gravela
Videografo: Rocco Figliuolo
Location: TeatroPAT Puppets and Actors Theater
Make-up: M•U•L di Giovanna Iacovone con Federica Ferraina
Attori: Tina Latorre, Marco Bileddo
Ballerini: Michele Lobefaro, Emanuela Benagiano, Giacomo Ancona, Anna Lisa Squicciarini, Saverio D'Ercole, Brunella Epifania
Il singolo è il quarto estratto dall’album “Il canto dell’ape”, un lavoro in cui la cantautrice prende consapevolezza di sé e diventa forte l’esigenza di raccontare l’epidermico piacere di fuggire l’ombra.
«Il disco è stato pensato a casa mia, dove spesso scrivo in solitudine per riordinare pensieri. E’ un’azione che, oltre a farmi stare bene, è diventata la mia unica e migliore psicoterapia.
Con questo disco ho svelato a me stessa dove sono arrivata e come ci sono arrivata.
Le canzoni sono nate con più penne, una chitarra e un pianoforte. Ho riempito fogli di parole e scarabocchi.
Ai fogli che non sono finiti accartocciati è toccato di finire catalogati in uno schedario verde mela ad anelli, da cui ho poi scelto le undici tracce di questo album.
Quando sono stata convinta di liberare in volo le canzoni ho incontrato Vincenzo Cristallo, chitarrista amico, con cui ho condiviso l’avventura dei live del mio album precedente, “Possibili percorsi” e a cui ho deciso di affidare gli arrangiamenti di questo ultimo disco.
Le atmosfere e le influenze che hanno ispirato l’album sono tante e diverse tra loro, dal pop d’autore all’indie-rock, dalla musica dub al bluegrass, con sonorità vintage e moderne insieme, dove la costante è l’uso di strumenti acustici (protagonista assoluta la chitarra), uniti ad un utilizzo minimale dell’elettronica.
La voce “pulita” e la semplicità dei testi, ci hanno condotto attraverso un viaggio fatto di verità e rinascite, di intimità e istintività, dove parole e melodie si sono contaminate con l’aria internazionale degli arrangiamenti.
Il vestito finale dell’album lo abbiamo confezionato nello Stones Lab Studio, dove la disponibilità e la professionalità di Leo Zagariello, che ha curato la ripresa del suono e di Angelo Nigro, che si è occupato delle programmazioni e della post-produzione del disco, hanno materializzato le nostre idee iniziali.
Il risultato è un progetto moderno, rivisitato in un’ottica crossover, in cui tanti sono i generi che si fondono con un’idea di partenza semplice ma al tempo stesso forte e di carattere». Rita Zingariello
DICONO DI LEI
“Rita Zingariello è brava (…), in quest’album la sua voce, limpida e straordinariamente pulita, ha un risalto del tutto speciale.” Francesca Incudine - Blow Up
“Dodici brani di pop d’autore, leggeri e ben concepiti, garbati e accattivanti, incredibilmente scevri da zuccherose leziosità. Deliziosamente fresco”. Rockerilla
“(…) Una bella scrittura artigianale italiana, quella d’autore, (…) un lavoro di grandissimo spessore lirico e con una produzione assai interessante, che danza con naturalezza tra le pagine classiche ma anche tra le contaminazioni francesi, argentine, spagnole, da un bluegrass di slide guitar alle fisarmoniche da tango. Il pop made in Italy è anche e soprattutto questo, con scritture dalla forma canzone non sfacciatamente didattica e con un piglio assai personale e ricco di tantissima libertà espressiva”. LoudVision
“Il progetto musicale della cantautrice pugliese ti cattura fin dalle prime note, e non si può che restare affascinati dalla dolcezza, dalla grazia, dalla semplicità e dalla gentilezza, con cui la voce di Rita Zingariello, cristallina e sincera, cattura sogni (…) facendoli rivivere nei testi delle sue canzoni”. Peppe Saverino - MusicMap
Etichetta: Volume!
Radio date: 22 marzo 2019
Pubblicazione album: 6 aprile 2018
BIO
Rita Zingariello nasce a Gravina in Puglia a cavallo tra il segno della Vergine e quello della Bilancia.
Sin da bambina studia pianoforte, per poi avvicinarsi al canto, materia nella quale si diploma nel 2005. L’attrazione esercitata dalla musica ha reso piuttosto immediata la personale scelta di iniziare a comporre. Nel 2008 il suo primo EP da cantautrice “È alba” segnerà l'inizio di un’intensa attività di live. Nel 2012 vince il Contest “Musica è” e nello stesso anno è tra i vincitori di Sanremo rock e Castrocaro.
Negli anni seguenti sperimenta nuove collaborazioni avvicinandosi alla musica jazz con un progetto inedito, “Incondizionatamente”, con Daniele e Tommaso Scannapieco, Ettore Carucci e Giovanni Scasciamacchia, che ottiene numerosi consensi.
Nel 2014 arriva il suo secondo lavoro discografico, “Possibili percorsi”, con la produzione artistica di Phil Mer, pubblicato da “Digressione music”.
Nel 2015 e 2016 è tra i finalisti e vincitori di vari Festival in Italia: Frequenze Mediterranee, Biella Festival, Festival della Canzone Friulana, Voci per la libertà per Amnesty International, UP, Festival dell’Alta Murgia, Red Bull Tour. Apre, tra gli altri, i concerti di: Gino Paoli e Danilo Rea (2013), Paola Turci (2015), Mario Venuti e PFM (2016).
Nel 2017 diventa protagonista di un tour dedicato ai maggiori successi di Mogol, dove è lo stesso autore a volerla al suo fianco sul palco, come interprete e cantautrice.
Nello stesso anno comincia a lavorare al suo nuovo disco “Il canto dell’ape” e con l’amico chitarrista Vincenzo Cristallo avvia una stretta collaborazione sugli arrangiamenti.
Sceglie di produrre personalmente il disco attraverso quella che si rivelerà essere una delle campagne di crowdfounding di maggior successo registrate sulla piattaforma di Musicraiser, con oltre 200 sostenitori e un obiettivo più che raddoppiato.
Il 6 aprile 2018 esce “Il canto dell’ape” che riscuote subito un enorme successo tra pubblico, critica e numerose radio. Il 4 maggio al teatro Forma di Bari, con tutto esaurito, Rita presenta l’album accompagnata dai 16 musicisti che con lei hanno registrato le 12 tracks del disco. Da maggio 2018 ad oggi è impegnata in un intenso tour di presentazione del disco in tutta Italia. Nel frattempo, riceve menzioni al Premio InediTo, Salone del Libro di Torino e al Premio Peppino Impastato.
Uno scanzonato brano pop esplora i territori fra sacro e profano.
“Di azzurro e cielo” racconta la giornata di un personaggio alquanto bizzarro. Il ritornello conturbante descrive dai momenti del risveglio ai ricordi dell’incontro con la propria compagna in una serata di fine autunno, inizio inverno. L’atmosfera apparentemente fresca e leggera nasconde però un senso di nostalgia riguardante il fatto per cui in un mondo perfetto dove tutto scorre nella normalità, se manca la figura amata manca tutto.
“Di azzurro e cielo” è già disponibile sulle principali piattaforme di vendita digitale e di streaming.
«Quello che importa più di tutto non è dove si vuole giungere ogni volta che si parte, ma è tenere il cuore aperto lungo la strada che si percorre, perché esso è l'unico posto dove si troveranno le sorprese in grado di cambiarti veramente la vita. Perché la vita non è un punto d'arrivo, la vita è un viaggio infinito. Per me la musica è proprio come la vita. Quando scrivo il mio obiettivo è trasmettere emozioni. Ogni volta che mi viene in mente una frase, la scrivo subito su un foglio, senza perdere tempo, e da quella frase poi iniziano tutta una serie di emozioni dentro di me. La melodia che accompagna ogni mio testo nasce da sola, mi lascio trasportare dalle emozioni e quando chiudo gli occhi immagino di cantare la mia canzone insieme a migliaia di persone che vogliono cantare con me. E questa poesia non finisce mai. Le mie canzoni continuano anche dopo che sono finite. Le mie canzoni nascono da sole». Tauro Iovino
Etichetta: Top Records
Radio date: 22 marzo 2019
Tauro Iovino (Napoli, 25/04/1970), è un cantautore italiano.
Nato e vissuto a Napoli, in un quartiere artisticamente fortunato, a pochi passi dall’ abitazione del tenore Enrico Caruso, degli Audio2, Eduardo de Crescenzo e Nino Buonocore. Autore di testi, compositore e appassionato di canto scrive i suoi primi testi all'età di 13 anni, ispirato dai primi esordi di un giovanissimo Eros Ramazzotti. Nel 1989 si iscrive alla S.I.A.E. dove al termine delle due prove d'esame, concluse entrambe nell'arco di dieci minuti su un'ora, viene accolto dagli applausi degli esaminatori che lo definiscono "paroliere di getto".
Sempre nel 1989 partecipa al concorso canoro "Una voce per l'Europa" dove si piazza tra i primi finalisti. Ma non prosegue con le altre fasi del concorso per motivi di logistica, oltre ad avere due genitori che non credevano molto nella carriera musicale. Dal 1989 sceglie di restare dietro le quinte. Nel 1995 insieme a una coppia fratello/sorella forma la sua prima trio-band dal nome "Cupido Jazz", nome ideato da Tauro, con i quali si esibisce in locali e in serate di piano-bar. Tuttavia il nome non era attinente al genere Pop che suonavano. E così, dopo la partenza in America della componente solista femminile del gruppo, sempre per scelta di Tauro, la duo-band cambia il nome in "Just for Two". Nel 2016 la band si scioglie per scelta dell’altro componente del gruppo, e Tauro inizia la sua attività da solista.
Nel 2018 partecipa al Radio Music Contest, dove nella prima fase delle selezioni si piazza al primo posto con il singolo Life is one, be happy. In seguito comunica agli organizzatori l’abbandono del concorso a causa di un intervento chirurgico. Attualmente scrive per la Top Records di Milano con la quale pubblica il singolo “Di azzurro e cielo” a marzo 2019.